ROMA (WSI) – Quasi diecimila sedi dello Stato centrale, praticamente una ogni 6.250 italiani: un’enormità. È la fotografia scattata da Carlo Cottarelli, l’ex commissario incaricato della spending review.
Alle circa 5.700 sedi territoriali dei ministeri, vanno infatti aggiunti 3.900 uffici di enti vigilati dai gabinetti, per un totale di 9.600. Avendo avuto modo di studiare un modo per rivedere sprechi e spesa della macchina statale per un anno e dieci giorni, Cottarelli, nominato dal governo Letta nel 2013, è la persona giusta per fare un resconto di tutte le inefficienze e paradossi della spessa pubblica italiana.
L’ex commissario, il cui rapporto è stato cestinato dal governo Renzi, ha pubblicato un saggio intitolato “La lista della spesa” in cui definisce la spesa pubblica una “Bestia” che tra sovrapposizioni degli apparati e diseconomie allucinanti succhia le risorse preziose dell’Italia, ma che non è invincibile.
Si prenda l’esempio delle cinque forze di polizia, che occupano 320 mila persone. Come osserva il Corriere della Sera il “rapporto fra agenti in servizio e abitanti risulta superiore a quasi tutti i Paesi europei, inferiore soltanto a Cipro, Macedonia, Turchia, Spagna, Croazia, Grecia e Serbia”.
“Cinque apparati ognuno dipendente da un ministero diverso, per una spesa che nel 2014 ha toccato 21 miliardi. Cinque apparati, con cinque amministrazioni diverse, cinque burocrazie differenti, cinque gestioni indipendenti per acquisti, forniture, divise, manutenzioni. Cinque apparati, che stampano e diffondono cinque pubblicazioni”.
Le inefficienze sono ben evidenti negli acquisti di beni e servizi. Ci sono 34 mila uffici che gestiscono ogni anno un milione e 200 mila procedure: ciascun bando costa da 50 mila a 500 mila euro. Solo gli enti pubblici nazionali, poi, sono 198, secondo l’analisi dell’ex commissario.
Cottarelli, tornato al Fondo Monetario Internazionale dopo le divergenze di vedute e organizzazione con il governo Renzi, ha proposto di stringere la cinghia a 17 gruppi di lavoro istituiti per 13 ministeri, oltre che Palazzo Chigi, Regioni, Province e Comuni, ma in cinque non hanno mai completato il lavoro.
Un’altra via per restringere i costi in uscita sarebbe la gestione più attenta degli immobili. Ristrutturando spazi antiquati e cari i costi “potrebbero essere enormemente ridotti con un’adeguata ristrutturazione degli edifici. Solo di affitto si spendono due miliardi l’anno”, dice il testo.
E “anche senza ristrutturazione qualche risparmio non trascurabile si potrebbe ottenere con un po’ più di buona volontà e attenzione per le risorse pubbliche”.
Fonte: Corriere della Sera
(DaC)