Alla fine, come anticipato dal New York Times, Maria Butina, la 30enne spia russa arrestata lo scorso luglio negli Stati Uniti e sospettata di avere tentato di influenzare la politica americana, si è dichiarata colpevole di aver cospirato contro gli Stati Uniti per conto del governo russo.
Butina, che ha dunque deciso di collaborare con gli investigatori, è accusata di aver cercato di infiltrarsi nella National Rifle Association (NRA), la più potente lobby americana dei possessori di armi da fuoco e che ha stretti legami con molti politici Repubblicani, tra cui il presidente Donald Trump.
Poco o nulla si sa al momento della sua attività, ma negli scorsi mesi la stampa russa ha riportato di incontri tra Butina e il primogenito del presidente Trump, Donald Trump Jr., a una riunione della NRA.
L’accordo raggiunto, che la impegna a collaborare con gli inquirenti in cambio di un riduzione della pena (il massimo è 5 anni), dovrà comunque essere approvato da un giudice.
Secondo il New York Times, molto probabilmente Butina sconterà una pena breve in prigione, prima di essere espulsa in Russia. L’accusa ha lasciato cadere un secondo capo di imputazione, ossia la mancata registrazione come agente straniero, non essendoci prove che la donna lavorasse alle dipendenze dell’intelligence russa, anche se aveva diversi contatti in questo campo.