ROMA (WSI) – Tre miliardi e mezzo di euro è la cifra recuperata dall’evasione Iva con lo strumento dello split payment. A dirlo la direttrice dell’Agenzia delle Entrate Rossella Orlandi nel corso di un’audizione sulla manovra davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato.
Lo split payment è lo strumento che impone l’onere del versamento dell’Iva a chi emette la fattura e non a chi la incassa. Nel 2016 l’Agenzia delle Entrate, come ha sottolineato l’Orlandi, ha istruito circa 92mila richieste di rimborso Iva, delle quali circa 4.600 derivanti dal meccanismo dello split payment.
“La gestione di questa innovazione ha comportato per l’Agenzia oneri aggiuntivi, imputabili specificamente a tale misura, relativi all’implementazione delle procedure informatiche ed al maggior impiego di funzionari alla luce del beneficio accordato, l’incentivo per il contribuente a tracciare il rimborso rende l’informazione particolarmente attendibile e, pertanto, per i rimborsi lavorati derivanti dallo split payment si dispone di un dato puntuale che ammonta per il 2015 a 591 milioni di euro e per il 2016 a 1.845 milioni di euro”.
Insomma per il numero uno delle Entrate, la misura dello split payment, così come applicata fino ad oggi ha funzionato in maniera ottimale. E proprio lo split payment è tra le misure contenute nella manovrina adottata dal governo Gentiloni per compiacere le richieste di Bruxelles e da molti è vista come un ennesimo rialzo delle imposte.
Lo dice Confindustria, secondo cui la manovrina accresce il carico fiscale, e grava prevalentemente sulle imprese e lo dice anche Oscar Giannino.
“La maxi estensione dello split payment, non più solo nel caso dei fornitori diretti dello Stato ma di tutte le società pubbliche e delle maggiori 40 società quotate italiane. Questa misura, spacciata per lotta all’elusione, è semplicemente vergognosa. Che tutti i fornitori di queste grandi imprese si vedano inibiti dal poter recuperare direttamente con l’IVA i crediti fiscali è un gigantesco drenaggio di liquidità, per grandi fornitori come imprese piccole e piccolissime e anche liberi professionisti”.