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Spread Btp-Bund: debito pubblico e Bce i fattori chiave da monitorare

Lo spread BTP-Bund a 10 anni ha toccato nei giorni scorsi quota 200 punti base, in rialzo di oltre 40 bp rispetto ai minimi annuali di metà giugno, per poi attestarsi in area 192 bp, con il decennale italiano poco sotto il 4,8%. Il raggiungimento di questi livelli ha sostanzialmente confermato le previsioni rilasciate nelle scorse settimane dagli analisti di Morgan Stanley, destando qualche comprensibile preoccupazione tra gli operatori, anche se il differenziale tra titoli di Stato italiani e tedeschi rimane su livelli distanti dai picchi del passato. Ecco le motivazioni del movimento attuale e i fattori di rischio da tenere sotto osservazione.

Spread sotto pressione con debito Italia e decisioni banche centrali

“L’ampliamento degli spread dei BTP è stato determinato da una combinazione di fattori interni e globali”, spiega Antonella Manganelli, AD di Payden & Rygel Italia.

“Sul fronte interno, il governo italiano ha annunciato un obiettivo di deficit di bilancio per il 2024 più ampio del previsto e superiore al limite del 3% fissato dall’UE”. Il riferimento è alla pubblicazione della Nadef, che fissa un deficit del 5,3% nel 2023 e del 4,3% nel 2024. In aggiunta, il debito pubblico è atteso sostanzialmente stabile, e non in discesa, tra 2023 (140,2% del Pil) e 2024 (140,1%), con un valore del 139,9% nel 2025.

indicatori finanza pubblica Nadef

“Inoltre, a settembre si è registrato un livello relativamente elevato di emissioni di BTP”.

Per quanto riguarda lo scenario macroeconomico globale, “nonostante il rialzo ‘dovish’ della Bce, le altre principali banche centrali hanno mantenuto un orientamento da falco nelle loro riunioni di settembre, ribadendo il messaggio ‘higher for longer’ sui tassi di politica monetaria. Sulla scia di questo messaggio, gli asset di rischio (compresi gli spread dei BTP) hanno subito pressioni crescenti. Infine, le speculazioni sulle potenziali riduzioni che la Bce potrebbe applicare al suo PEPP (Pandemic Emergency Purchase Program) nel corso dell’anno hanno aggiunto pressioni crescenti sugli spread italiani.”

I fattori di rischio e lo scenario futuro

Con riferimento all’evoluzione prevedibile, ci sono fattori divergenti da tenere in considerazione. Da un lato, spiega Antonella Manganelli, “l’attuale sostegno della Bce (attraverso il programma PEPP o l’ancora inutilizzato Transmission Protection Instrument o “TPI”) e il livello assoluto dei rendimenti dei titoli di Stato italiani (che si stanno avvicinando alla parte alta del loro range storico) dovrebbero entrambi attenuare le potenziali pressioni di allargamento degli spread BTP-Bund.”

Tuttavia, “gli spread dei BTP devono far fronte a una serie di rischi che potrebbero portare a un allargamento di quest’ultimi. Una recessione nell’area dell’euro o in Italia, una riduzione del programma PEPP, un’accelerazione della riduzione del bilancio della Bce in generale, nuove pressioni sul mercato dell’energia sono tutti esempi di eventi che porterebbero a un aumento degli spread dei BTP.”

In definitiva, conclude l’AD di Payden & Rygel Italia, “come scenario centrale, riteniamo che le pressioni di allargamento potrebbero persistere in futuro, ma data la sensibilità della Bce nel preservare la stabilità finanziaria della regione, riteniamo che il sostegno dell’Istituzione presieduta da Christine Lagarde, impedirà un significativo allargamento degli spread dei BTP.”

ING pone l’accento su debito e Bce

Anche gli analisti di ING si sono soffermati su alcuni elementi potenzialmente rischiosi che potrebbero determinare nuove pressioni al rialzo sui Btp e sullo spread. La preoccupazione principale per l’Italia è legata alla “stabilizzazione del debito”, “una potenziale fonte di rischi politici” sia all’interno della maggioranza sia nei rapporti con l’Europa, anche in considerazione della presentazione, entro fine ottobre, della bozza di bilancio a Bruxelles.

“La sottoperformance del mercato obbligazionario italiano non sorprende. Le preoccupazioni di lunga data sulla sostenibilità del debito del Paese stanno ora riemergendo e vengono affrontate insieme a quelle relative agli attriti tra Italia ed Europa e alla potenziale reintroduzione di vincoli sulla politica fiscale”. Il tutto, senza tralasciare il peggioramento delle prospettive per l’economia italiana.

In tale contesto, i funzionari della Bce stanno prendendo in considerazione un termine anticipato dei reinvestimenti del piano PEPP. Questo “pone maggiore attenzione sul TPI”, la cui introduzione ha aiutato ad abbassare gli spread nel 2022, ma il cui impiego è legato ad alcune condizioni, come politiche fiscali “sane e sostenibili”.

Unimpresa: “Preoccupati da 15 miliardi di maggiori interessi su Bot e Btp”

In ogni caso, il differenziale tra Btp e Bund rimane su valori relativamente contenuti. Unimpresa sottolinea infatti che finora “la media del 2023 è pari a 176 punti base, un valore inferiore di 20 punti rispetto ai 196 del 2022.

spread Btp-Bund medio ultimi 3 anni

Secondo il Centro studi di Unimpresa, che ha elaborato dati della Banca d’Italia, l’incremento del costo del denaro deliberato dalla Bce, nell’ambito della politica monetaria restrittiva volta a contenere l’inflazione, comporterà, per le casse dello Stato, un aggravio in termini di una maggiore spesa per interessi sui titoli pubblici.

“Nel Documento di economia e finanza (Def) approvato lo scorso aprile, il costo del servizio del debito per il 2024 era stimato in 85,1 miliardi, ma con la Nadef questa voce del bilancio è stata rivista al rialzo e portata a circa 100 miliardi. La stima preliminare è di un extra costo pari a 14-15 miliardi che si traduce in un aumento del 17,6%”.

Per questi motivi, “il livello dello spread ci preoccupa così come ci preoccupa l’aumento della spesa per interessi su BOT e BTP, perché quei 15 miliardi di euro che l’anno prossimo il Tesoro dovrà riconoscere a chi compra il nostro debito verranno sottratti ad altri, fondamentali interventi per le famiglie e per le imprese”.