Economia

Spread in corsa verso 200 bp, la view di Drusiani. Le differenze tra Italia e Grecia

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Prosegue senza sosta la corsa dello spread Btp-Bund verso quota 200 punti base, con il rendimento del decennale italiano al 4,88%, sui massimi da un anno, e il differenziale in area 196 bp. Per capire le principali motivazioni di questo movimento e le prospettive per i prossimi mesi abbiamo intervistato Angelo Drusiani, advisor di Ersel Banca Privata e punto di riferimento per il mondo obbligazionario, che ci ha spiegato anche per quali motivi i Btp italiani rendono più dei titoli di Stato della Grecia, un tempo la grande malata d’Europa.

La situazione odierna su Btp e spread

L’obbligazionario europeo resta sotto pressione stamani, dopo il sell-off delle ultime sedute che ha determinato un’impennata dei rendimenti dei titoli di Stato. Il Bund tedesco sale di altri 8 punti base al 2,91% mentre il Btp decennale si impenna di circa 10 bp, avvicinandosi al 4,88% e ampliando lo spread tra i due titoli di Stato a oltre 196 punti base.

Sul movimento della carta italiana influisce anche la pubblicazione della nota di aggiornamento al Def (NaDef) dalla quale emerge una revisione al ribasso della crescita (+0,8% nel 2023 e +1,2% nel 2024), un incremento del deficit 2023 (da 4,5% a 5,3%) e 2024 (da 3,7% a 4,3%) e un rapporto debito/Pil 2024 al 140,1%.

Gli analisti di Mps sottolineano anche la diffusione, ieri, dei dati dell’eurozona “relativi agli aggregati monetari, che hanno mostrato un deciso calo del credito sia alle famiglie che alle aziende, anticipando un peggioramento della crescita nel corso dei prossimi trimestre.” Da seguire anche i dati di domani sull’inflazione dell’eurozona, che incideranno senz’altro sulle scelte future della Bce.

L’impennata delle materie prime spaventa l’Europa

Sull’attuale movimento dei rendimenti obbligazionari sta incidendo senz’altro la nuova accelerazione dei prezzi energetici, che rischia di rallentare la discesa dell’inflazione e spingere le banche centrali, compresa la Bce, a mantenere i tassi più alti per un periodo di tempo più prolungato.

“L’impennata dei costi delle materie prime rappresenta per il Vecchio Continente un costo aggiuntivo non indifferente e, in gran parte, inatteso”, spiega Angelo Drusiani. “La maggior parte dei Paesi dell’Unione Europea, e non solo, ne sta pagando le conseguenze negative, con un rischio di calo dei consumi e riflessi tutt’altro che positivi sull’attività produttiva delle aziende”.

I mercati prezzano un peggioramento delle prospettive economiche

“I mercati finanziari – prosegue Drusiani – non possono che vivere analoga situazione, peggiorando le ipotesi sia sulle prospettive di crescita economica dei Paesi, sia sull’andamento dell’occupazione e, di conseguenza, sulla dinamica del Pil dei vari Paesi e del Continente.”

In quest’ottica, “per i Paesi a maggior debito pubblico, Italia compresa, aumenta il costo dell’indebitamento. Questo avviene, in parte, perché comune a quanto si verifica sul mercato finanziario per tutti i Paesi dell’area Euro, e in parte per la presenza di un’attività speculativa che normalmente accompagna l’attività dei mercati finanziari.”

Proprio per questo, Morgan Stanley ha recentemente stimato un ritorno dello spread Btp-Bund al di sopra dei 200 punti base entro fine anno, valore verso cui ci stiamo effettivamente indirizzando già a fine settembre.

Le prospettive per il debito italiano e lo spread Btp-Bund

L’aumento dei costi a carico di chi ha contratto debiti potrebbe incidere negativamente sulla propensione ai consumi per il nostro Paese”, spiega Drusiani.

“Peraltro, non è la prima volta che questa situazione si verifica. Il valore del debito pubblico aumenterà ancora e, molto probabilmente, dall’Unione Europea verrà concesso all’Italia di ‘splafonare’ il livello del debito pubblico”, ovvero di superare il tetto massimo consentito dalle regolamentazioni vigenti. “La reazione dei mercati finanziari, forse, potrebbe essere più severa. E anche questa situazione non rappresenterebbe una novità.”

Secondo Drusiani, “occorre molta diplomazia da parte del nostro Esecutivo – e va riconosciuto che in molti campi lo si nota – per convincere gli investitori internazionali che il Paese saprà uscire da questa situazione”. Naturalmente, questo non avverrà “in modo non rapidissimo, ma con interventi strutturali che possano mitigare questa ondata, anche di carattere speculativo non trascurabile e, forse, imprevista negli effetti negativi.”

Probabilmente, conclude l’esperto, “per alcuni mesi il livello del differenziale di rendimento Btp-Bund faticherà a diminuire, ma già a primavera prossima qualche spiraglio di riduzione potrebbe aprirsi.”

Perché i Btp rendono più dei titoli di Stato della Grecia

Ad oggi, i titoli di Stato italiani sono tra quelli che presentano il rendimento più elevato nell’area EMEA, superando persino la Grecia, salvata dal default nel 2010 dall’intervento delle autorità europee. Il decennale di Atene rende il 4,39%, con uno spread dal Bund di pari scadenza di 148 punti base.

“Il debito pubblico greco, negli anni passati, fu soggetto ad una forte ristrutturazione, da parte dell’Unione Europea. La crisi finanziaria del Paese indusse la stessa UE ad intervenire direttamente sul debito pubblico del Paese, rimodulando drasticamente la struttura del debito stesso”, ricorda Drusiani.

Dopo anni di forti sacrifici a carico dei cittadini, i recenti Governi stanno riportando il Paese alla normalità finanziaria e i mercati apprezzano questa situazione e, soprattutto, i positivi effetti a carico del debito governativo. Ancorché vi siano situazioni da migliorare, gli investitori hanno apprezzato l’evolversi della situazione debitoria, con riflessi favorevoli per le quotazioni dei locali titoli governativi.”

Un aspetto da non sottovalutare, nel confronto con il debito italiano, “è l’elevato valore nominale di emissioni dell’emittente pubblico italiano. Situazione, questa, che ad oggi si traduce in un’ampia attività, anche di carattere speculativo, nei confronti dei Btp, e molto meno nei confronti di quelli di Atene”, conclude Drusiani.