Lo spread Btp-Bund, dopo aver toccato nei mesi estivi i minimi da oltre un anno in area 160 punti base, potrebbe presto ricominciare a salire. È questa la visione di Morgan Stanley, che prevede un ritorno del differenziale nel range 200-210 punti entro fine anno. Tra le motivazioni a supporto di questa stima, un deficit fiscale più elevato e una crescita più debole, in una parte finale di 2023 che si preannuncia particolarmente calda per il governo Meloni alle prese con il budget per l’anno prossimo.
L’Italia cresce meno
Uno dei principali campanelli d’allarme secondo Morgan Stanley è la revisione al ribasso della crescita. In particolare, il Pil del secondo trimestre ha registrato una flessione dello 0,4%, con consumi privati stagnanti e un crollo degli investimenti a causa di una produzione edilizia molto debole.
Malgrado una ripresa attesa nel terzo trimestre, gli indicatori prospettici segnalano un limitato margine di miglioramento. Secondo Morgan Stanley, non è nemmeno da escludere una recessione tecnica (due trimestri consecutivi di contrazione del Pil), per quanto non rappresenti lo scenario base, complice anche l’impatto del rallentamento della Germania.
“Nel complesso, ci aspettiamo ora una crescita del Pil dello 0,8% su base annua sia per il 2023 che per il 2024 (in calo rispetto all’1,0% su base annua e allo 0,9%, rispettivamente).”
Deficit in aumento nel 2023 e 2024
Un altro fattore preoccupante, in parte dovuto anche alla crescita più debole, è il probabile incremento del deficit fiscale per il 2023 e il 2024. Secondo gli analisti, in aggiunta a una prospettiva economica meno positiva, il costo più elevato dei crediti d’imposta per ristrutturazioni, come il Superbonus, potrebbe aggravare la situazione.
“Prevediamo un deficit fiscale del 5% per il 2023, ma l’inclusione di €30 miliardi di spese extra per il Superbonus potrebbe farlo aumentare di 1,5 punti percentuali quest’anno. Per il 2024, ipotizziamo un deficit fiscale del 4,2%, rispetto al 3,7% stimato dal governo ad aprile.”
Spread Btp-Bund verso i 210 bp nel quarto trimestre
Per Morgan Stanley, dunque, i fattori che hanno consentito allo spread BTP/Bund a 10 anni di raggiungere i 160 punti base sono svaniti e, dopo il processo di bottoming estivo, lo spread ha iniziato ad ampliarsi.
“Ci aspettiamo un ritorno nell’area 200/210 punti base entro la fine dell’anno, alimentato da vari fattori, tra cui il deterioramento dei dati sull’attività dell’eurozona, una preferenza per la duration rispetto al credito e un potenziale annuncio della BCE riguardo agli investimenti PEPP del 2024.”
Ecco le previsioni della banca americana sull’economia italiana:
Nadef da presentare entro il 27 settembre
Ricordiamo che entro il 27 settembre dovrà essere presentata alle Camere la Nota di aggiornamento al DEF (NADEF), per il consueto aggiornamento delle previsioni economiche e di finanza pubblica.
Il Documento di Economia e Finanza, oltre a fornire informazioni sull’andamento del quadro macroeconomico e di finanza pubblica, contiene l’aggiornamento degli obiettivi programmatici, tenendo conto anche delle eventuali osservazioni formulate dall’Europa.
Le nuove stime del governo non potranno discostarsi sensibilmente dalle proiezioni aggiornate della Commissione europea, diffuse nei giorni scorsi, che prevedono per l’Italia una crescita del Pil dello 0,9% nel 2023 e dello 0,8% nel 2024 (riviste rispettivamente da +1,2% e +1,1%)
Gli effetti dell’ampliamento dello spread
Un eventuale aumento dello spread potrebbe parzialmente deteriorare la fiducia degli investitori nello Stato italiano e nella sua capacità di rimborsare i debiti, alimentando un circolo vizioso negativo per i conti pubblici dello Stato.
Inoltre, l’aumento dei tassi (e la conseguente discesa dei prezzi) dei Btp potrebbe creare difficoltà alle banche esposte ai titoli italiani, perdipiù in un contesto di Quantitative Tightening da parte della Bce, che riduce la domanda di obbligazioni.
Dall’altra parte, un differenziale leggermente superiore ai 200 punti sarebbe comunque lontano da livelli ben più preoccupanti raggiunti in passato.
Inoltre, i bilanci delle banche oggi sono molto più solidi e in grado di sopportare eventuali svalutazioni dei titoli in pancia senza impatti eccessivi sul capitale.
A questo si aggiunge il fatto che la Bce ha a disposizione strumenti come il Tpi per tenere sotto controllo lo spread ed evitare tensioni troppo elevate sui differenziali dei Paesi più deboli.