L’aumento dei rendimenti dei Btp e l’allargamento dello spread tra Btp e Bund a partire da inizio aprile ha sollevato nuovi dubbi sulle vulnerabilità dell’Italia a seguito del forte incremento del debito pubblico che alla fine di marzo ha toccato un nuovo massimo storico di 2.651 miliardi di euro.
Gran parte degli ultimi movimenti sul mercato dei titoli del Tesoro, tuttavia, è strettamente collegato alle attese sulle prossime mosse della Bce (la prossima riunione è il 10 giugno) di fronte alla ripresa dell’economia e dell’inflazione.
A partire da metà marzo lo spread italiano è passato dai 93 punti base fino a superare quota 126 lo scorso 17 maggio. Oggi (26 maggio), il differenziale fra i Btp decennali e i Bund tedeschi è sceso nuovamente sui 112 punti, un livello contenuto rispetto all’era pre-Covid, ma comunque superiore alla media osservata fra inizio febbraio e metà aprile.
Rendimenti in crescita a causa dell’inflazione
L’aumento dei rendimenti è stato in qualche modo favorito dall’aumento dell’inflazione: secondo i dati Eurostat, l’inflazione è passata dallo 0,9% di febbraio all’1,6% di aprile. Nello stesso periodo, l’inflazione in Italia è passata dallo 0,6% all’1,1%.
“Il movimento di generale rialzo dei tassi in Europa è in buona parte legato al consolidarsi della ripresa economica nell’area ed al suo naturale effetto di spinta al rialzo dei prezzi, sia alla produzione che al consumo”, ha dichiarato Piergiacomo Braganti, Director Research di WisdomTree.
Con l’aumento dell’inflazione, anche le politiche espansive della Bce potrebbero essere gradualmente ridotte prima del previsto. “Questo regime di permanente ‘supporto’ o ‘stampella’ monetaria, potrebbe mutare per effetto della crescita economica ed in parallelo dell’inflazione, che rendono sempre meno spiegabili tassi di interesse reali così pesantemente negativi”, ha aggiunto Braganti.
“La Bce molto probabilmente non riuscirà a sbloccare le aspettative di inflazione, data la sua posizione complessivamente più conservativa sulle politiche monetarie”, è il timore espresso da Kaspar Hense, Senior Portfolio Manager di BlueBay Asset Management, “ciò verosimilmente farà tornare l’Europa in un contesto di tassi ancora più negativi durante la prossima contrazione economica”.
Attenzione alle prossime mosse della Bce
Nonostante la ripresa dell’inflazione, lo scorso 21 maggio la Bce ha ribadito la tabella di marcia per il suo programma di acquisti di titoli Pepp da 1.850 miliardi complessivi: gli acquisti netti proseguiranno almeno fino al marzo 2022 “e in ogni caso finché non sarà conclusa la fase critica legata al coronavirus”.
Se le politiche monetarie di supporto dovessero avere vita più breve, rispetto a quanto previsto fino a qualche settimana fa, l’Italia sarebbe fra i Paesi più esposti alla graduale riduzione degli acquisti di titoli da parte dell’Eurotower. “L’Italia ha annunciato un piano fiscale per la ripresa ambizioso, che ha portato a maggiori emissioni e un carico di debito più consistente”, ha affermato Hense, “l’Italia è anche il Paese la cui sostenibilità fiscale è più vulnerabile a un rialzo dei rendimenti”.
Se i Btp decennali hanno osservato un aumento dei rendimenti dallo 0,63% di inizio aprile all’1,01 del 24 maggio, una parte delle cause va ricondotta alle vulnerabilità interne del Paese. “Metà di questo calo [nei prezzi] è dovuto alla caduta del mercato obbligazionario in generale, e metà è dovuto all’aumento del rischio specifico del paese”, ha detto Gilles Seurat, Multi Asset Fund Manager di La Française AM.
Spread, per il momento solo fattori di mercato
“Rimanere in un range 110-120 punti base” per lo spread, “riflette la differente incidenza, onerosità e sostenibilità dei rispettivi debiti pubblici di Italia e Germania”, ha aggiunto Braganti, “in altre parole, è più facile immaginare che la Germania possa, nella fase post pandemica, ripristinare un equilibrio tra entrate ed uscite pubbliche ed una virtuosa traiettoria del rapporto Debito/Pil. Cosa necessariamente più difficile per l’Italia”.
Anche se, di solito, un aumento dello spread Btp-Bund deriva da maggiori preoccupazioni sulla sostenibilità del debito italiano, secondo Seurat sono soprattutto “fattori tecnici” ad aver “giocato un ruolo” in quest’ultimo aumento. Il programma i acquisti Pepp della Bce, infatti, ha dato un grande un grande peso ai Btp, e di conseguenza una sua progressiva riduzione ha comportato, da parte degli investitori una revisione al ribasso delle aspettative per gli acquisti di Btp, facendoli diventare quindi più economici, ha affermato Seurat.
La rilevanza di “questo fattore tecnico è particolarmente evidente se confrontiamo i Btp italiani con il debito delle banche italiane, questo è rimasto immune alle condizioni di mercato negli ultimi due mesi, mentre prima si muovevano in tandem con i Btp italiani”, ha proseguito il gestore di La Fraçaise, “pensiamo che questa divergenza sia temporanea e che l’attuale spread dei Btp dovrebbe tornare a scendere”.