L’Italia torna sotto i riflettori con lo spread tra i Bund e i BTp che si è allargato a 247 punti, livelli tali che non si vedevano dal maggio 2020, indicando, tra l’altro, che i mercati stanno diventando sempre più preoccupati per la capacità dell’Italia di ripagare il proprio debito.
La differenza tra i rendimenti delle obbligazioni italiane e tedesche è considerata una misura dello stress dei mercati europei ed è tenuta sotto stretta osservazione dagli investitori. Nel dettaglio il rendimento del titolo decennale italiano è salito al 4%, un livello che non si vedeva dal 2014.
A tal proposito, i funzionari della BCE non hanno fornito alcun dettaglio sulle potenziali misure di sostegno alle nazioni altamente indebitate, rendendo nervosi alcuni investitori.
Il quadro è simile in altri Paesi europei altamente indebitati. Così il rendimento dei titoli decennali della Grecia ha raggiunto lunedì il 4,43%, mentre i rendimenti dei titoli decennali di Portogallo e Spagna sono saliti entrambi al 2,9%.
“I rendimenti stanno aumentando ovunque a causa delle preoccupazioni per l’inflazione e della crescente aspettativa che le banche centrali debbano aumentare i tassi di interesse in modo aggressivo”, ha dichiarato alla CNBC Neil Shearing, capo economista di Capital Economics.
“La preoccupazione più grande nella zona euro è che la Banca Centrale Europea non è riuscita finora a definire i dettagli del programma di contenimento degli spread delle obbligazioni periferiche. Questo sta causando disagio nel mercato obbligazionario, che ha spinto al rialzo gli spread periferici”.
La scorsa settimana la BCE ha confermato l’intenzione di aumentare i tassi di interesse a luglio e le sue previsioni economiche riviste indicano che sta per intraprendere un percorso di politica monetaria più restrittiva. Tuttavia, i funzionari della banca centrale non hanno fornito alcun dettaglio sulle potenziali misure di sostegno alle nazioni altamente indebitate, rendendo nervosi alcuni investitori.
Questa mancanza di sostegno potrebbe essere più problematica per l’Italia che per altri Paesi dell’Europa meridionale scrive l’emittente Cnbc.
“La Grecia e il Portogallo dovrebbero essere in grado di far fronte a rendimenti più normali. La loro crescita tendenziale è elevata e la situazione fiscale è confortevole. Per quanto riguarda la Grecia, la maggior parte del debito è detenuto da creditori ufficiali che le hanno concesso condizioni molto favorevoli. I mercati possono preoccuparsi, ma i fondamentali non giustificano tali preoccupazioni”, ha dichiarato Holger Schmieding, capo economista di Berenberg.
“La vera questione rimane l’Italia. Nonostante alcune riforme sotto la guida di Draghi, la crescita tendenziale italiana rimane debole. Per l’Italia, rendimenti ben superiori al 4% potrebbero alla fine trasformarsi in un problema”.
Il Fondo Monetario Internazionale ha dichiarato a maggio che prevede un rallentamento del tasso di crescita dell’Italia per quest’anno e per il prossimo. La crescita annuale è vista intorno al 2,5% quest’anno e all’1,75% nel 2023. Il Fondo ha anche avvertito che “un inasprimento più brusco delle condizioni finanziarie potrebbe ridurre ulteriormente la crescita, aumentare il costo dei finanziamenti e rallentare il ritmo di riduzione del debito pubblico, e indurre le banche a ridurre i prestiti”.
Con il rialzo dello spread ritorno dell’austerità?
L’impennata dei costi di finanziamento nell’Europa meridionale non è una novità. All’apice della crisi del debito sovrano, iniziata nel 2011, i rendimenti obbligazionari hanno subito un’impennata e diversi Paesi sono stati costretti a imporre dolorose misure di austerità dopo aver richiesto i salvataggi.
Tuttavia, nonostante la recente impennata dei rendimenti e le aspettative di un’inflazione elevata nei prossimi mesi, gli economisti non ritengono che stiamo per assistere a un ritorno all’austerità.
“L’austerità come risposta politica rimane improbabile. L’Italia e altri paesi ricevono comunque fondi significativi dal programma UE Next Generation da 750 miliardi. È probabile che gli investimenti pubblici aumentino”, ha aggiunto Schmieding.
“Per il momento, le prospettive economiche sono estremamente incerte e i mercati sono perplessi per questo record di inflazione”, ha dichiarato Francesco di Maria, stratega del reddito fisso di UniCredit.
“Tuttavia, a differenza del 2011-2012, quando si è verificata la crisi del debito sovrano, le infrastrutture dell’Unione Europea sono migliorate”, ha aggiunto, precisando che è probabile che la BCE intervenga se i rendimenti obbligazionari aumentano in modo significativo.