Nonostante un rallentamento congiunturale più forte che nel resto d’Europa, il debito pubblico italiano è sostenibile e i fondamentali dell’economia sono buoni ma ci sono nuvole all’orizzonte. Lo dice il numero uno di Bankitalia Ignazio Visco nel corso del suo intervento alla 94esima giornata del risparmio, lanciando l’allarme sul rialzo dello spread.
Un prolungato rialzo dei rendimenti dei titoli di Stato ha effetti gravi su banche e famiglie. (…) Premi elevati rendono più difficile il controllo della dinamica del rapporto tra il debito pubblico e il prodotto (…) Direttamente o indirettamente il rischio sovrano ricade sulle famiglie italiane.
Nel suo intervento Visco rileva come l’aumento dei rendimenti deprime il valore dei risparmi accumulati dalle famiglie direttamente o indirettamente che detengono 100 miliardi di titoli pubblici mentre le banche e società a cui affidano i loro risparmi ne hanno 850 miliardi. Per le banche, spiega il numero no di via Nazionale, gli effetti si vedono sull’aumento del costo della raccolta.
Ma cosa ha fatto alzare lo spread Btp-Bund? Secondo Visco il rialzo negli ultimi mesi è legato “in parti pressochè uguali” al rischio di default e all’eventualità di un‘uscita dell’Italia dall’euro.
L’andamento del differenziale di premio tra i contratti di assicurazione contro il rischio di inadempienza del debitore (Cds) stipulati sui titoli pubblici italiani successivamente alla crisi dei debiti sovrani, che proteggono anche dal rischio di ridenominazione del debito, e quelli negoziati precedentemente, che non offrono tale protezione, indica che il rialzo dello spread ha riflesso in parti pressochè uguali l’aumento dei rischi di default e di ridenominazione, rischi che si alimentano a vicenda. Al contrario di quanto era accaduto all’apice della crisi quando si erano diffusi timori di tenuta dell’euro, l’ampliamento del premio per il rischio ha riguardato quasi esclusivamente l’Italia. Nel resto dell’area il rischio di ridenominazione è rimasto, nella percezione degli investitori, molto contenuto”.
Visco poi sottolinea come il rialzo dei tassi di interesse sui titoli di Stato si riflette negativamente anche sul bilancio pubblico e qualora non venisse riassorbito, l’incremento fin qui registrato provocherebbe, già dal prossimo anno, maggiori spese per interessi per circa 0,3 punti di Pil, oltre 5 miliardi.
“L’aggravio salirebbe a mezzo punto nel 2020 e a 0,7 punti nel 2021”
Infine sugli ultimi dati del PIL che ha registrato una netta frenata durante il terzo trimestre, Visco afferma che “è connesso, forse in parte, con fattori di natura transitoria”.