Roma – Da un documento risalente a ottobre di quest’anno emerge che il progetto con il quale 423 imprese dell’Emilia Romagna sono state sussidiate con fondi nazionali ed europei e’ identico e peraltro ben poco chiaro.
Il blog Mani Bucate, che ha fatto luce sul pasticcio, racconta che “Alla prima societa’ dell’elenco, la 3 Bridges Hydraulic, sono andati 36mila euro per un progetto intitolato “Introduzione di strumenti e metodologie per l’innovazione e lo sviluppo organizzativo dell’impresa”.
A partire dalla descrizione del progetto si nota subito qualcosa di strano. La denominazione non e’ infatti affatto chiara. Alla seconda impresa, la A.D.P., sono andati quasi 24mila euro per un progetto intitolato allo stesso modo: “Introduzione di strumenti e metodologie per l’innovazione e lo sviluppo organizzativo dell’impresa”.
“Lo stesso di prima. Sara’ un caso”, si chiede Marco Cobianchi sul suo blog. “Ma andiamo avanti. Alla terza impresa, la A.ESSE.I. sono andati quasi 18mila euro per un progetto dal titolo Introduzione di strumenti e metodologie per l’innovazione e lo sviluppo organizzativo dell’impresa. Uguale a quello delle precedenti. Per farla breve: 423 imprese emiliano romagnole hanno ottenuto tutte soldi pubblici con la stessa identica motivazione”.
A prescindere dalla vaghezza della frase, l’impressione e’ che “se 423 imprese della regione hanno tutte ottenuto soldi con la stessa identica motivazione, qualche cosa non va”. Per forza.
A questo punto le ipotesi sono diverse. Le imprese potrebbero avere in realta’ incassato i soldi per altri scopi poco invidiabili, che dunque non potevano essere specificati. Oppure la regione ha nascosto dietro una frase inventata la volonta’ di distribuire fondi indipendentemente dall’uso che i destinatari finali ne avrebbero fatto.
In ogni modo rimane che centinaia di aziende sono state finanziate per motivi “inesistenti” o che andavano tenuti nascosti. “Quello inventato dalla regione Emilia Romagna – denuncia Cobianchi – e’ un metodo perfetto per sprecare soldi pubblici, distorcere la concorrenza, non essere trasparenti e creare aziende sussidiate”.