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Spy Vaticano: un consulente svizzero per lo IOR

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Il contenuto di questo articolo, pubblicato da Il Corriere della Sera – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

Roma – Quarant’anni, René Bruelhart, svizzero, è stato «ingaggiato» dalla Segreteria di Stato vaticana come consulente per proseguire nel cammino di adeguamento agli standard internazionali delle strutture finanziarie della piccola città-Stato del Papa. Bruelhart è da dieci anni molto impegnato a livello internazionale nella lotta al riciclaggio e nel contrasto ai crimini finanziari.

Non dal punto di vista accademico, ma dal punto di vista operativo. Uno specialista che ha aiutato il Liechtenstein a uscire dalla lista nera dei Paesi sospetti, un professionista molto apprezzato nel mondo delle Financial intelligence unit (che segnalano le «anomalie», come in Italia l’Uif della Banca d’Italia). Tanto da essere scelto nel 2010 come vicepresidente del gruppo Egmont (che raggruppa le Fiu di 131 Paesi).

Come è capitato in Vaticano?
«Mi hanno contattato loro. La Chiesa gioca un ruolo centrale nel mondo e ha una responsabilità morale di ampia portata, di cui è ben consapevole. La motivazione che mi guida è quella di aiutare l’impegno della Santa Sede affinché questa responsabilità sia pienamente perseguita nella trasparenza e nell’affidabilità finanziaria delle attività della Santa Sede stessa e del Vaticano. Ed eccomi qui».

Come le apparivano «dall’esterno» le istituzioni finanziare del Vaticano?
«Il mondo dall’esterno sembra sempre differente da quello che si comincia a vedere quando si è direttamente coinvolti. Comunque, dall’esterno, ho visto tanti miti aleggiare sulla Santa Sede e il Vaticano. Io piuttosto preferisco confrontarmi con i fatti. Un fatto è che la Santa Sede e il Vaticano non sono centri finanziari.

Un fatto è che certe istituzioni all’interno della Santa Sede e del Vaticano debbono tuttavia compiere attività finanziarie, benché di portata e ammontare limitati, e una di queste istituzioni (lo Ior, ndr) in questo momento è ‘‘sotto osservazione”. Ed è un fatto anche che negli ultimi anni la Santa Sede e il Vaticano hanno creato un sistema legale e istituzionale per contrastare attività illecite in ambito finanziario, sistema che intendono ulteriormente rafforzare».

Ci spieghi qualcosa della sua esperienza come vicepresidente del gruppo Egmont, la rete globale delle Fiu…
«L’importanza del Gruppo Egmont è cresciuta molto negli ultimi anni e oggi ne fanno parte 131 Paesi. Ma non è cresciuto solo il numero dei partecipanti. Più importante ancora è che il mandato delle Fiu è stato cambiato fortemente negli ultimi anni e così le aspettative nel lavoro svolto dalle Fiu. L’attuale crisi finanziaria globale dimostra che la stabilità di un centro finanziario è legata in modo molto stretto all’integrità di quel centro finanziario. E in questo una Fiu gioca ormai un ruolo chiave».

Come giudica il Rapporto del comitato Moneyval sul Vaticano?
«L’esito del Rapporto mostra che la Santa Sede e il Vaticano hanno compiuto sforzi notevoli nel corso degli ultimi anni per lottare contro il riciclaggio e il finanziamento del terrorismo e che tutto ciò è stato fatto seguendo la strada giusta. Questa strada deve essere continuata e ciò verrà fatto sviluppando ulteriormente un sistema funzionale e sostenibile per proteggere l’integrità della Santa Sede e della Città del Vaticano».

VATILEAKS, A FINE MESE IL PROCESSO AL MAGGIORDOMO

Inizierà il 29 settembre il processo contro il «corvo» vaticano Paolo Gabriele, l’ex maggiordomo del Papa rinviato a giudizio per «furto aggravato» di documenti, rubati dallo studio di Benedetto XVI. Assieme a lui andrà a giudizio anche il tecnico informatico Claudio Sciarpelletti, accusato di favoreggiamento e il cui ruolo, tuttavia, è considerato «marginale» nel caso «Vatileaks». La prima udienza è fissata alle 9.30 nell’aula delle udienze del tribunale vaticano.

Un processo pubblico al quale potranno assistere di volta in volta dei «pool» di giornalisti mentre non sarà consentito l’accesso né ai fotografi né agli operatori tv. Si comincia, dunque, a un mese e mezzo dalla «chiusura parziale» dell’istruttoria, il 13 agosto. Si è data la «precedenza» al reato di «furto aggravato» perché già c’erano tutti gli elementi per andare subito a giudizio: due arresti, l’«enorme quantità di documenti» trovata in casa dell’ex maggiordomo più i 37 scovati nell’appartamento che «Paoletto» usava a Castelgandolfo, la confessione, le testimonianze.

L’avvocato Carlo Fusco ha rinunciato all’incarico di difensore e ad assistere Gabriele resta al momento l’altro legale, Cristiana Arru. Del resto l’inchiesta prosegue, si parla di almeno quattro persone sotto indagine ma non ancora indagate formalmente. A parte il «furto aggravato», resta da indagare su altri reati: delitti contro lo Stato e i suoi poteri, vilipendio delle istituzioni, calunnia, diffamazione, inviolabilità dei segreti e concorso di più persone in reato. Si cercano prove e riscontri per celebrare un altro processo.

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