Squid Game: allarme sovraindebitamento. E in Italia?
di Deborah Ullasci
La serie TV di successo Squid Game che ha registrato il record di Netflix con oltre 140 milioni di visualizzazione è ormai diventato un caso studio. Le Serie TV non sono banalmente storie inventate o raccontate ma sono ormai diventate “strumenti” geopolitici, sia perchè ci raccontano, più o meno fedelmente, le varie realtà in giro per il mondo sia perché rappresentano una strategia della spinta gentile, del soft power, ovvero della capacità degli stati di persuadere e di esercitare influenza culturale senza usare la forza, divenendo una risorsa considerevole in questo ventunesimo secolo.
Anche in questo caso quindi Squid Game ci racconta realtà che di inventato hanno ben poco mettendo in evidenza diversi problemi sociali, tra qui il sovraindebitamento dei cittadini.
In contemporanea è stata pubblicata proprio questo mese una tesi di laurea di Francesca Coppola, studentessa della LUMSA di Roma, in cui mette al centro del dibattito il livello di indebitamento in Italia attraverso dati ed interviste e presentando varie soluzioni possibili, per attenuare il problema, tra cui quelle fornite dalle Fintech.
Il problema della Corea è davvero come viene descritta in Squid Game?
La Corea del Sud, che ricordo avere circa 51,8 milioni di abitanti (contro i 59,55 dell’Italia), ha vissuto una crescita economica portentosa con cui negli ultimi decenni è riuscita a superare i problemi successivi alla Guerra di Corea degli anni Cinquanta, affermandosi come una delle più grandi potenze asiatiche. La crescita ha comportato però un accentuarsi delle diseguaglianze.
La situazione è precipitata con lo scoppio della pandemia a metà febbraio 2020, quando il governo e la banca centrale hanno allentato le regole sui prestiti, concedendo ai giovani un accesso senza precedenti al credito, con un conseguente drammatico aumento del debito.
Il Paese al momento soffre di una disoccupazione giovanile altissima, la sua economia è in mano a una ristretta cerchia di enormi compagnie e il mercato immobiliare è totalmente disfunzionale: soltanto negli ultimi quattro anni, i prezzi delle case a Seoul sono cresciuti del 50%. Il debito delle famiglie ha raggiunto un record storico quest’estate per via della crescente domanda di mutui per la casa: in tantissimi hanno infatti deciso di acquistare casa ora, nonostante i prezzi folli, per paura che il costo degli immobili continui ad aumentare nonostante svariate misure governative per evitare che succeda.
La tendenza massiccia ad investire anche quando non si hanno i fondi per farlo ha avuto ripercussioni su scala nazionale. I trentenni sono in assoluto i più indebitati, con prestiti totali pari a circa il 270% del loro reddito annuo, dice la banca centrale sudcoreana. L’indebitamento totale delle famiglie sudcoreane cresce da anni (quest’anno è aumentato del 10 per cento rispetto al 2020) ed ora è superiore al PIL del paese, una cosa che non succede in nessun altro paese asiatico.
Come ha spiegato al Guardian Lee In-cheol, direttore del think tank Real Good Economic Research Institute, “in termini individuali vuol dire che perfino se una persona riuscisse a mettere da parte ogni singolo won guadagnato in un intero anno, quella somma non sarebbe comunque sufficiente a ripagare a pieno il debito”.
Oltre al valore assoluto del debito sta salendo anche il numero di persone indebitate. Un report del Korean Credit Information indica che i soggetti in ritardo sul pagamento di più di un tipo di debito personale sono aumentati dal 48% nel 2017 al 55,47% a giugno di quest’anno.
Anche una ricerca di Reuters evidenzia come l’indebitamento delle famiglie stia alimentando la crescita degli investimenti privati e delle stesse famiglie, dato che molti sudcoreani ritengono che speculare sui mercati e su altri asset sia il modo più semplice per arricchirsi, non è un caso infatti che la Corea del Sud sia uno dei più grandi mercati di criptovalute al mondo.
Il problema dell’indebitamento di molti privati si inserisce quindi nel contesto generale di un paese con un divario salariale crescente, con una sempre maggiore disoccupazione giovanile, in cui le case sono sempre più costose e in cui la rete di protezione sociale è considerata poco efficace e la pressione sociale per affermarsi estrema.
Se prima Squid Game poteva sembrare surreale ora si capisce quanto possa essere pericolosamente reale.
L’Italia a che gioco partecipa?
L’Italia se la passa nettamente meglio della Corea del Sud. Per fare dei termini di paragone il debito privato in Italia si attesta attorno al 110% del PIL che sommandosi a quello pubblico arriviamo al 270% a differenza dell’Olanda (per fare l’esempio di un paese notoriamente virtuoso) che registra un 360%.
Prima della pandemia, il debito totale pro-capite italiano si attestava sui 70.000 euro, in Olanda sui 140.000 euro, il debito dell’Italia, se visto nel suo complesso, è molto più basso anche degli altri paesi. Le famiglie italiane infatti sono tra le meno indebitate d’Europa, con una media di circa 20.000 euro contro 36.150 euro in Francia, 37.785 euro in Germania, 55.886 euro in Spagna e 63.447 euro in Gran Bretagna.
Da uno studio condotto dalla società CRIF si evidenzia come la pandemia di Covid-19 ha confermato l’atteggiamento prudente delle famiglie italiane sul fronte dell’indebitamento per finanziare i consumi o investimenti sulla casa. Dallo studio di Mister Credit, l’area di CRIF che si occupa dello sviluppo di soluzioni e strumenti educativi per i consumatori, nel 2020 si registra un allargamento (+3,7% rispetto al 2019) della platea di cittadini che hanno un mutuo o un prestito in corso ed un calo dell’’esposizione residua, intesa come somma degli importi pro-capite ancora da rimborsare (-1,2% rispetto al 2019).
Sempre da una ricerca della linea Mister Credit di CRIF emerge come la platea di consumatori che hanno attivato un mutuo o un prestito è cresciuta ma sempre ponendo grande attenzione alla sostenibilità degli impegni assunti, optando per rate mensili che non siano troppo pesanti rispetto al reddito disponibile e piani di rimborso più lunghi.
In questi ultimi 5 anni è cambiata anche la composizione degli impegni delle famiglie. La quota di mutui immobiliari è costantemente diminuita, in calo anche l’incidenza dei prestiti personali a fronte della crescita del peso dei prestiti per l’acquisto di beni quali auto, moto, prodotti di arredamento, elettronica ed elettrodomestici, impianti “green” e per l’efficientamento energetico della casa, nonché altri beni e servizi finanziabili.
Arriviamo così ad un 2020 in cui i prestiti finalizzati (prestiti richiesti per l’acquisto di un bene o servizio specifico presso un esercizio convenzionato e la cui somma richiesta viene liquidata all’esercente.) hanno rappresentato il 47,8% del totale. I prestiti personali (finanziamenti che, in caso di esito positivo della richiesta, vengono liquidati direttamente al cliente) invece registrano una incidenza pari al 31,2%. Infine, la componente dei mutui per l’acquisto di abitazioni si caratterizza per una incidenza del 21,0%.
I soggetti, capita però, arrivano ad essere sovraindebitati in quanto messi di fronte a scelte e situazioni complicate, le cause possono essere diverse quali separazioni coniugali difficili, perdita del lavoro e malattie inaspettate oppure una serie di debiti che si accumulano e che ne generano di nuovi.
Quello che è certo è che si possa perdere l’equilibrio, ma la soluzione sicura proviene dalla costituzione dell’OCC ossia l’Organismo di Composizione delle crisi da sovraindebitamento istituito con la legge 3 del 27 Gennaio 2012, che offre assistenza e soluzioni concrete a cittadini e a privati che non riescono ad onorare i propri debiti.
Il percorso prevede rigorose procedure che coinvolgono i creditori stessi, siano essi privati, banche o istituzioni statali, per pianificare una via d’uscita e arrivare a ridurre, posticipare, rateizzare o addirittura annullare i debiti.
La campagna di vaccinazione e le migliori prospettive del mercato del lavoro hanno avuto un impatto importante sulla pianificazione finanziaria del consumatore. Aumentano le richieste di prestito per l’acquisto di beni e servizi ed i prestiti personali, insieme ad un aumento della media di importo dei finanziamenti richiesti.
A tenere sotto controllo il problema di sovraindebitamento contribuisce anche la “Federazione Autonoma Bancari Italiani” (FABI) che, tra le altre cose, redige annualmente una mappa aggiornata dei crediti deteriorati in Italia. L’ultimo disponibile risale alla fine del 2020 che vede 71,1 miliardi di euro di crediti deteriorati concentrati nelle imprese italiane e solo 14,4 miliardi di euro nelle famiglie.
Il problema dell’usura in Italia
L’usura illegale è ancora una piaga che colpisce ogni anno più di 200.000 persone ed imprenditori italiani. I dati Eurispes dicono che per gli usurai questo è un periodo di grandi affari. Nel 2020 almeno un italiano su dieci (l’11,9%) si è rivolto al credito illegale: le cifre sono in aumento rispetto al 2019 (10,1%). Allo stesso tempo sono aumentate anche le segnalazioni di usura (+16,2%), una pratica che, stando alle dichiarazioni dell’Uif, è tra i principali mezzi utilizzati dalle organizzazioni mafiose per penetrare nel tessuto produttivo del Paese.
Questo reato, già prima della pandemia, registrava ingenti quantità di denaro movimentando 40 miliardi di euro l’anno, di cui 15 miliardi movimentati dalle mafie. I costi per i commercianti (principalmente in interessi restituiti) ammontavano a oltre 20 miliardi.
Se prima si trattava di un fenomeno che interessava principalmente i singoli e le famiglie, dagli anni ’90 in poi si è affermato sempre di più nella vita delle imprese, soprattutto delle PMI, colonna portante dell’economia italiana. Le piccole e medie imprese sono infatti la categoria maggiormente a rischio d’infiltrazione mafiosa. Si stima che artigiani e commercianti rappresentino circa il 60% delle vittime di usura.
Il giro d’affari generato dall’usura di stampo mafioso è enorme: i tassi d’interesse variano in ogni provincia italiana, con picchi fino al 1500% a Roma. Non è possibile quantificare con precisione la mole di denaro che finisce nelle tasche dei clan in quanto gli unici dati ufficiali a disposizione derivano dalle sentenze della magistratura e dalle denunce, che rappresentano solo una piccola parte di questo complesso e vasto fenomeno
Il Debtech e le altre Fintech sono una soluzione efficace?
L’innovazione digitale che viene applicata alla gestione e riparazione dei debiti privati è arrivata in Italia quest’anno sotto il nome di Risolvi il tuo Debito. Questa Debtech è nata appositamente per diffondere la cultura del risparmio e contrastare il problema del sovraindebitamento dei privati attraverso strumenti di machine learning e Big Data ponendosi quattro obiettivi prioritari: contrastare il problema del sovraindebitamento; diffondere la cultura del risparmio; fornire consulenza legale e finanziaria ai cittadini per aiutarli a liquidare crediti al consumo quali i prestiti garantiti senza mutuo e i crediti commerciali richiesti a titolo personale oppure quelli legati alle carte di credito, senza ricorrere ad altri prestiti e senza consolidare o ristrutturare il debito; infine a rinegoziare il debito con le istituzioni finanziarie, ottenendo sconti fino al 50% sulla posizione da saldare.
Oltre il Debtech anche il comparto del digital lending (credito alternativo digitale) offerto dalle Fintech sta mostrando una crescita rilevante, soprattutto in Italia e nelle PMI, proponendo una soluzione alternativa al credito tradizionale bancario ed all’usura.
Squid Game: conclusioni
L’Italia non è mai stata in una situazione migliore per trasformare le sue prospettive economiche a breve e lungo termine, ma servirà molto lavoro, pazienza e riforme per risolvere alcuni dei problemi “storici” del Paese.
Le soluzioni per non cadere nel baratro del sovraindebitamento, oltre il Debtech, sono numerose.
La principale è il miglioramento dell’alfabetizzazione finanziaria, conoscere e saper gestire la dinamica del nostro patrimonio e dei nostri risparmi permette di ridurre o addirittura evitare perdite e danni. In materia di educazione finanziaria gli italiani si posizionano tra gli ultimi posti in Europa ma siamo un paese di grandi risparmiatori (che in alcuni casi può costituire un limite alla crescita economica).
A tal riguardo sono diverse le iniziative che si impegnano a fare formazione, come per esempio la Fondazione per l’Educazione Finanziaria e al Risparmio (FEDUF) nata su iniziativa dell’Associazione Bancaria Italiana (ABI) per diffondere l’educazione finanziaria in un’ottica di cittadinanza consapevole e di legalità economica lavorando sulla mediazione culturale tra contenuti spesso ritenuti difficili e strumenti divulgativi semplici ed efficaci.
Anche le iniziative di educazione finanziaria promosse da Innexta son meritevoli di menzione, struttura di riferimento del sistema camerale per la creazione e sviluppo di servizi e progetti nell’ambito della finanza, del credito per le PMI e del fintech che insieme agli sportelli RiEmergo promuove progetti di educazione finanziaria con l’obiettivo di sostenere l’economia legale e supportare le aziende in difficoltà.
Divenuti punti di riferimento per una maggiore consapevolezza finanziaria per imprenditori, liberi professionisti e consumatori che non sempre possiedono le competenze necessarie per gestire correttamente le proprie finanze i quali, a causa di questo disallineamento informativo, porti i soggetti a cadere vittima di truffe o usura.
Progetti necessari soprattutto perchè la situazione è ulteriormente peggiorata con la crisi indotta dall’emergenza sanitaria, che ha incrementato i pericoli in tali ambiti: alla scarsa informazione, si sovrappone una difficoltà economica che potrebbe aumentare il rischio di cadere in situazioni di sovraindebitamento e in reti di organizzazioni criminali.
Formazione svolta attraverso webinar che mirano a prevenire queste problematiche e ad offrire un contributo operativo ed informativo ai soggetti potenzialmente coinvolti il cui prossimo evento, “Monitorare i flussi di cassa per prevenire le situazioni di difficoltà”, è in programma per giovedì 28 ottobre.
Rivolgersi alla consulenza finanziaria per studiare, analizzare e pianificare la propria posizione resta sempre una soluzione efficace che può offrire vantaggi concreti aiutando ad educare il cliente a pianificare la propria posizione finanziaria comprendendo, con un professionista che ci guida, il giusto ordine delle priorità e il raggiungimento dei nostri obiettivi.
Ci sono Fintech che possano aiutarci a gestire le nostre spese, aiutare a capire come limitare i debiti ed avere una migliore padronanza dei nostri soldi per poter raggiungere i nostri obiettivi di vita? Sì, tante. Ma di quali sono le migliori ne parleremo un’altra volta.