Cosa potrà mai insegnare Starbucks agli italiani? L’azienda sa che “è qui che il caffè è nato” (o perlomeno il culto del caffè) e che non sarà facile fare breccia in un mercato nel quale il livello medio delle caffetterie è già altissimo.
La chief design officer del colosso americano, Liz Muller, vede l’apertura milanese in Piazza Cordusio come l’occasione per “portare una esperienza premium diversa da quella cui le persone sono abituate in Italia, come differenti tecniche di preparazione del caffè e lo spazio per stare più a lungo e rilassarsi”. La sfida, però, non si rivolge solo allo spirito di sperimentazione di nuovi caffè, ma soprattutto sull’esperienza estetica. Secondo la società, infatti, la caffetteria che aprirà venerdì 7 settembre a Milano sarebbe lo Starbucks “più bello al mondo”. Basti dire che il bancone in marmo è dotato di un sistema di riscaldamento che proteggerebbe i polsi dal freddo invernale. La location della centralissima piazza Cordusio, poi, si preannuncia di assoluta eleganza, ma resta da vedere se lo store resisterà all’effetto-novità attirando una stabile base di clienti decisi a pagare un costo extra per sperimentare il caffè Starbucks.
Certo, le scenografiche macchine per la torrefazione possono destare curiosità, gli interni impreziositi di marmo e bronzo, appagare lo sguardo, le preparazioni scenografiche di bevande a base di caffè, stuzzicare la fantasia. Ma non possono, da soli, costituire la premessa per il futuro sviluppo di Starbucks in Italia. Per il momento l’azienda afferma di voler ampliare in futuro la sua presenza nello Stivale, ma senza fornire dettagli sui numeri e le tempistiche. Data la solida tradizione del caffè nel Bel Paese, Starbucks non poteva che offrire “la più bella” delle sue caffetterie per trovare il uno suo spazio anche qui.