E’ ufficiale: Starbucks accetta la sfida posta dal mercato della caffetteria italiana e aprirà il suo primo store a Milano all’inizio dell’anno prossimo. Lo ha annunciato il presidente dell’azienda, Howard Shultz, consapevole del fatto che penetrare il mercato della patria del caffè non sarà cosa facile. Per fare breccia nella più europea delle città italiane Shultz ha in mente una caffetteria “elegante, la quintessenza del design nel centro di Milano” e si è detto “molto coinvolto, in ogni dettaglio. Per me è anche una realizzazione personale”; è addirittura “il progetto più importante del gruppo”.
L’avventura italiana della multinazionale del caffè, con 23mila negozi e 19 miliardi di fatturato, “è un sogno lungo 30 anni”, afferma Shultz, il cui primo viaggio d’affari era stato proprio a Milano e Verona: “mi ha cambiato la vita”. Il mercato di Europa, Medio Oriente e Africa, però ha un valore marginale nei ricavi del gruppo: solo il 10%. Per quanto riguarda il Vecchio continente è facile immaginare che la tradizione della caffetteria sia dura ad arrendersi ai big della globalizzazione. In Italia è sicuramente così, visto che il 90% delle caffetterie, secondo i dati Euromonitor, sono indipendenti.
“Questo è il momento giusto” afferma Shultz, “perché i miei amici mi hanno fatto conoscere Antonio Percassi, a lui ho affidato tutto il progetto”. Il gruppo Percassi, infatti, proprietario fra gli altri, del marchio della cosmetica Kiko, è coinvolto in una joint venture con Starbucks che arriva dopo una lunga esperienza con con altri marchi dello shopping, come Benetton. Antonio Percassi e Howard Shultz hanno in mente uno Starbucks come luogo d’incontro, per gente bisognosa di una buona connessione wi-fi, per turisti e giovani. E se in Italia fra i marchi del caffè si sgomita, Shultz dice di non temere la concorrenza: “C’è spazio per tutti non dichiariamo guerra a nessuno”.
Fonte: Corriere della Sera