Dopo le minacce dello scorsi mese, ora è ufficiale: gli Stati Uniti si ritirano dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), accusata dall’amministrazione Trump di aver gestito male la pandemia di Covid-19 e di aver aiutato la Cina a nascondere inizialmente la diffusione del nuovo coronavirus.
La lettera di notifica è stata inviata al segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres. La decisione però entrerà in vigore il 6 luglio del 2021, visto l’obbligo di preavviso un anno prima.
Nel frattempo gli Stati Uniti dovranno onorare tutti gli impegni per l’anno in corso, compresi gli obblighi finanziari.
Il bilancio annuale dell’OMS è di circa 6 miliardi di dollari, che provengono dai paesi membri di tutto il mondo. Nel 2019 gli Stati Uniti hanno contribuito con oltre 400 milioni di dollari, pari al 10 per cento dei finanziamenti totali. Una sospensione potrebbe dunque avere conseguenze economiche molto pesanti.
Uscita incerta, tutto dipende dagli esiti delle presidenziali
Non è tuttavia detto che l’uscita degli Usa dall’Oms si concretizzi davvero, viste le elezioni presidenziali americane del prossimo 3 novembre che potrebbero non rivedere una conferma di Donald Trump.
“Gli Stati Uniti si uniranno di nuovo all’Oms nel primo giorno della mia presidenza”, ha detto il candidato democratico alla Casa Bianca, Joe Biden, condannando la decisione dell’amministrazione Trump.
Ad aprile, i leader dei Paesi del G7 si erano detti d’accordo sulla necessità di una “revisione e una riforma approfondita” dell’Organizzazione, con il governo statunitense che accusava l’Oms di “mancanza di trasparenza” e “cattiva gestione cronica” della pandemia.
L’eventuale entrata in vigore del ritiro Usa il prossimo anno, comunque, per il momento non intacca l’operatività dell’Oms nel pieno della lotta al coronavirus, con 11,6 milioni di contagi e mezzo milione di morti in tutto il mondo.