Maggiore regolamentazione delle banche, più tasse per gli istituti finanziari e coordinamento e controllo su scala globale del sistema finanziario. Joseph Stiglitz non ha avuto ancora modo di leggere il documento del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, preferisce non giudicarne i contenuti, ma molte delle proposte lo trovano d’accordo.
Il premio Nobel per l’Economia, che presiedette il consiglio economico della Casa Bianca con Bill Clinton, si è infatti espresso più volte, dall’avvio della Grande Recessione del 2008 a oggi, sulla necessità di arrestare l’onda di deregulation globale – partita negli Stati Uniti – e di contrastarla con una marea di nuove regole che proteggano il risparmiatore e il consumatore. Il suo ultimo libro, Bancarotta, l’economia globale in caduta libera, è edito in Italia da Einaudi.
Professor Stiglitz, crede che una nuova, più severa regolamentazione finanziaria permetterà all’economia mondiale di uscire dall’instabilità in cui si trova?
Il nostro sistema di regole ha fallito in parte perché le stesse istituzioni incaricate di metterlo in pratica non credevano nella regolamentazione e hanno permesso ai vari attori finanziari di assumere rischi sempre più grandi. Se non facciamo delle regole finanziarie una nostra priorità e non riformiamo le nostre istituzioni internazionali o ne creiamo delle nuove, il sistema dei controlli fallirà di nuovo.
Quali regole vorrebbe veder implementate?
Regole che prevengano pratiche abusive, che siano interessi usurai da parte delle carte di credito (e questo in parte negli Stati Uniti lo abbiamo fatto) o mutui dai tassi crescenti che finiscono con l’esplodere nelle mani dei consumatori, o l’uso indiscriminato dei prodotti derivati.
Quindi l’obiettivo principale delle riforme sono le banche?
Soprattutto quelle “troppo grandi per fallire”, che vengono automaticamente salvate con denaro pubblico in caso di crisi, come è successo nella Grande Recessione. Cattive politiche bancarie hanno avuto un ruolo enorme nella crisi, quindi la regolamentazione delle banche è fondamentale per la prevenzione di future crisi. Le banche devono essere ricapitalizzate, ma in modo trasparente, non attraverso pratiche di credito dubbie, come è successo in passato, pratiche nocive non solo per il consumatore, ma per tutto il sistema. Si prendano inoltre in esame i derivati. Questi prodotti finanziari rischiosi e non trasparenti hanno messo in ginocchio il sistema finanziario mondiale. Le banche commerciali non dovrebbero poter emettere derivati. La loro funzione principale deve tornare a essere il credito. Quindi, se vogliamo proteggere i contribuenti, dobbiamo imbrigliare le banche: frammentare quelle troppo grandi, limitare le loro attività, imporre maggiori tasse sulle loro transazioni, e spingerle a ricapitalizzarsi.
Queste misure devono essere globali?
La regolamentazione finanziaria è un’area dove la coordinazione internazionale è assolutamente essenziale. Se abbiamo mercati finanziari integrati, dobbiamo anche avere fiducia che i prodotti finanziari che importiamo dall’estero non producano devastazione economica in casa nostra. Ma questo non richiede solo coordmamento delle regole, anche dell’implementazione e del controllo. E pur-troppo le istituzioni di controllo finanziario esistenti, come il G20 e il Fondo monetario internazionale, hanno perso la fiducia di molti Paesi. Rimediare sarà difficile, perché la globalizzazione economica è più avanti di quella politica. Ma se vogliamo avere una globalizzazione che porti a un mondo più stabile e prospero per tutti, dobbiamo avere un migliore coordinamento.
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