Stiglitz: “priorità per Europa deve essere la crescita, non i parametri di Maastricht”
Per l’Europa la priorità deve essere la crescita economica, non il rispetto dei parametri di Mastricht riguardanti il debito pubblico. Parola di Joseph Stiglitz, tra i massimi economisti Usa e premio Nobel, che in un’intervista a La Repubblica, spiega i limiti del patto di stabilità e la necessità di dare slancio alla ripresa.
“I mercati tendono a preoccuparsi più dei prezzi dei bond, che non del benessere della gente. Economisti e politici devono invece trovare l’equilibrio nei due fattori. Per questo ora è così importante avere una forte crescita economica, che consenta più flessibilità su Maastricht: e se cresce il Pil al denominatore, nel tempo finirà per ridurre i livelli di deficit e debito a esso parametrati” ha spiegato l’economista a Repubblica.
E a proposito del patto di stabilità europeo aggiunge:
“Quei parametri, intendo i rapporti del 3% di deficit sul Pil e del 60% di debito sul Pil, credo siano stati un grave errore per Europa. Molti economisti l’avevano capito 10 anni fa, quando individuarono la ‘golden rule’, che esclude dal deficit gli investimenti. Dal punto di vista economico, il Patto di Maastricht è sempre stato senza fondamento: sono numeri sbucati dal nulla; non è che se un Paese supera quelle soglie accade qualcosa” ha aggiunto, chiarendo che “lasciarsi alle spalle Maastricht non significa assenza di regole, né che i Paesi non debbano gestire il deficit e il debito. Solo devono farlo in una prospettiva diversa, curando la sostenibilità di lungo termine”.
Sulla necessità di rivedere il patto di stabilità, ora sospeso per l’emergenza Covid fino alla fine del 2022, ieri il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, intervenendo al Forum Ambrosetti di Cernobbio, ha spiegato:
“Il nuovo patto sulla stabilità fiscale dell’Unione europea deve rispondere a due problemi”, ha affermato Gentiloni, ovvero “evitare il calo di investimenti privati, incoraggiare gli investimenti pubblici e modificare il tetto del debito fissato al 60% dal trattato di Maastricht in modo più realistico”.