Mentre in Italia si alimenta la polemica sulle aziende che delocalizzano per risparmiare sul costo del lavoro e le fabbriche che chiudono per riaprire altrove, Eurostat, l’ufficio statistico europeo, aggiorna la mappa del costo orario del lavoro 2020. Quello che emerge è un panorama fortemente differenziato sul fronte degli stipendi, che vede agli estremi Lussemburgo e Bulgaria.
Gli stipendi in Europa
Ma veniamo ai risultati, partendo dall’Italia. Dalla mappa Eurostat, emerge che nel nostro Paese la paga media è di circa 29 euro, un valore in in linea con la media Ue (28,9 euro), ma a circa 5 volte in più di quello che costa in Bulgaria. Al top della spesa spicca il Lussemburgo, dove la paga oraria, 47,7 euro, circa 7 volte quella bulgara.
Oltre al Lussemburgo, nel 2020, i costi orari del lavoro più elevati si registrano in Danimarca (45,7) e Belgio (40,5), mentre i più bassi in Bulgaria (6,6), Romania (8,2) e Ungheria (9,8).
Tra le grandi economie, un livello più basso di quello italiano è registrato dalla Spagna (circa 25 euro), mentre Bulgaria, Romania e Ungheria sono sulla parte bassa della classifica sotto i 10 euro.
Nel frattempo, spiega ancora Eurostat, nel secondo trimestre del 2022 il costo orario del lavoro è aumentato del 4% nell’area dell’euro e del 4,4% nell’Ue, rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. Sotto la media Ue l’Italia, che vede una crescita del 3%. Nell’area dell’euro, salari e stipendi per ora lavorata sono aumentati del 4,1%, mentre la componente non salariale è aumentata del 3,8%.
Il metodo
La mappa Eurostat considera la spesa complessiva sostenuta dai datori di lavoro per l’assunzione del personale, quella che copre i costi salariali e non salariali meno i sussidi.
Il costo orario del lavoro è definito come il costo totale del lavoro diviso per il numero di ore lavorate dai dipendenti. Sono inclusi i costi di formazione professionale o altre spese come i costi di assunzione, la spesa per abiti da lavoro, ecc. Nelle ore lavorate sono inclusi gli straordinari retribuiti e non retribuiti, esclusi i periodi di ferie e altri giorni festivi, le assenze per malattia e altri tipi di assenza per i quali i dipendenti sono retribuiti.