Economia

Stipendi, quanto guadagnano le donne meno degli uomini?

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Quanto guadagnano le donne in meno di stipendio, ricoprendo lo stesso ruolo di un uomo? A parità di responsabilità professionali, quali differenze ci sono tra un uomo ed una donna? Le lavoratrici sono pagate meno dei lavoratori in ogni parte del mondo. Il divario retributivo di genere, mediamente, viene stimato intorno ad un 30% a livello globale. Solo all’interno dell’Unione europea, questa percentuale oscilla attorno al 13,14%, benché le differenze tra i vari paesi siano notevoli. Si passa, infatti, da un 10% della Svezia al 22,6% della Germania. Nel mezzo si trovano la Norvegia (16,5%), Finlandia (16,8%) e Spagna (13,9%). In questo contesto, come è messa l’Italia? Il nostro paese supera la media, con il suo 16,5%.

Ad accendere i riflettori sui divari retributivi tra uomini e donne, ci ha pensato la Giornata internazionale della parità retributiva, che è stata istituita lo scorso 18 settembre dalle Nazioni Unite, il cui merito è stato quello di mettere sotto i riflettori gli sforzi fatti finora per cercare di ottenere la parità di retribuzione sui luoghi di lavoro.

I divari retributivi tra uomini e donne

Gli uomini, sui posti di lavoro vengono valorizzati meglio delle donne, sia nel breve, che nel lungo periodo. A un anno dalla laurea di secondo livello, i lavoratori arrivano a guadagnare il 16,2% in più rispetto alle lavoratrici con lo stesso titolo di studio. Il divario, man mano che passa il tempo, diventa sempre più consistente: dopo 5 anni la differenza raggiunge il 20%.

La situazione diventa leggermente più critica quando si toccano i dipartimenti psicologico, medico-sanitario e farmaceutico, nei quali i differenziali sono sempre superiori al 16%. Stessa situazione si ritrova nell’ambito informatico nella tecnologia ICT. Il divario è più contenuto – fermandosi al 9%, ma sempre a favore degli uomini – negli ambiti umanistici-letterari, in quelli linguistici e nell’ingegneria industriale e dell’informazione.

La parità di retribuzione tra uomini e donne, benché sia stata ampiamente approvata, non viene messa in pratica. I progressi per ridurre questo divario sono lenti. Soffermandoci sul nostro paese, i miglioramenti nella parità di genere sono letteralmente impercettibili (+0,001). Nella classifica mondiale, l’Italia si colloca al 63° posto, mentre in Europa, su 35 paesi, è alla 25 esima posizione, precedendo unicamente: Repubblica Slovacca, Macedonia del Nord, Bosnia Erzegovina, Repubblica Ceca, Polonia, Malta, Ungheria, Romania, Cipro e Grecia (in questo caso la fonte è il World Economic Forum, 2022).

Dal 15 novembre si lavora gratis

Non importa che lavoro stiano effettuando le donne: si possono sedere dietro la cassa di un supermercato o andare in tribunale per difendere un cliente, dal 15 novembre al 31 dicembre di ogni anno non sono pagate. Il concetto è molto semplice, anche se non è propriamente scontato: in questo mese e mezzo, sostanzialmente, le donne lavoreranno gratis. Il loro lavoro non verrà ricompensato. Stiamo parlando, sostanzialmente, di quaranta giorni ogni anno senza stipendio: questo è il calcolo fittizio per dimostrare quanto le donne siano pagate di meno rispetto ai loro colleghi uomini. Un divario retributivo che, secondo alcuni calcoli, si è stabilito intorno al 13%.

Siamo distanti, a tutti gli effetti, dal cosiddetto equal pay day: un obiettivo che a tutt’oggi deve essere ancora centrato, nonostante le proteste che sono arrivate dalla maggior parte delle star di Hollywood nel corso di questi anni. In media e a parità di ruoli e responsabilità, se un uomo si mette in tasca un euro, la donna solo 0,87 centesimi. Una forbice che in dieci anni si è ridotta soltanto del 2,8%. Vera Jourová, vicepresidente della Commissione e Commissaria per l’Uguaglianza, afferma:

“Vogliamo che il Parlamento europeo e il consiglio adottino la nostra proposta di direttiva senza altri ritardi. La trasparenza dei pagamenti contribuisce a porre fine alla discriminazione retributiva di genere fin dall’inizio e consente ai lavoratori di far valere il loro diritto alla parità di retribuzione per lo stesso lavoro o per un lavoro di pari valore. Tutti ne beneficiano, quando tutti sono uguali”.