Via il reddito di cittadinanza per tutti, arriva un nuovo strumento che promette di aiutare le persone in difficoltà economica. E’ la card risparmio, uno strumento riconosciuto a determinati nuclei familiari e per fare la spesa in esercizi convenzionati.
Il governo con la legge di bilancio ha stanziato 500 milioni di euro per l’istituzione della card risparmio, soldi che saranno erogati da un Fondo istituito nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze per l’anno 2023.
La carta risparmio spesa, a differenza della social card, sarà gestita dai Comuni, non dall’Inps, e prederà la forma di un carnet di “buoni spesa” spendibili presso punti vendita convenzionati per l’acquisto di generi alimentari, anche con l’aggiunta di un ulteriore sconto sul prezzo dei prodotti acquistati.
La card risparmio sarà riconosciuta alle famiglie più disagiate, quelle con reddito Isee non superiore ai 15 mila euro. Per chi è già titolare della social card rilasciata dall’Inps non è chiaro se i due strumenti coesisteranno oppure se la nuova card andrà a soppiantare la prima forma di aiuto.
Chi può utilizzare la card risparmio
A tal proposito ricordiamo che la carta acquisti ordinaria è una carta di pagamento elettronica concessa a cittadini che si trovano in condizioni di disagio economico. Sulla carta si accredita bimestralmente una somma di denaro che può essere utilizzata per la spesa alimentare negli esercizi convenzionati e per il pagamento delle bollette di gas e luce presso gli uffici postali. La carta non è comunque abilitata al prelievo di contanti.
Nel dettaglio, la carta acquisti ordinaria è concessa a cittadini dai 65 anni in su o di età inferiore a tre anni in possesso dei seguenti requisiti di cittadinanza (Decreto interministeriale del 3 febbraio 2014):
- Cittadinanza italiana;
- cittadinanza di uno Stato appartenente all’Unione Europea;
- familiare di cittadino italiano, non avente la cittadinanza di uno Stato membro dell’Unione Europea, titolare del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente;
- familiare di cittadino comunitario, non avente la cittadinanza di uno Stato membro dell’Unione Europea, titolare del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente;
- cittadino straniero in possesso del permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo;
- rifugiato politico o titolare di posizione sussidiaria.
Inoltre, il richiedente deve essere cittadino regolarmente iscritto nell’Anagrafe della Popolazione Residente (Anagrafe comunale).
Come funziona?
Sulla carta sono accreditati 80 euro con cadenza bimestrale da utilizzare per fare la spesa o pagare gas e luce. I Comuni possono deliberare l’accredito sulla carta di ulteriori somme e alcune aziende possono prevedere sconti particolari sulla fornitura di beni di pubblica utilità.
I titolari di carta acquisti possono, inoltre, avere uno sconto del 5% nei negozi e nelle farmacie che aderiscono all’iniziativa. Lo sconto è riconosciuto esclusivamente per gli acquisti effettuati con la carta acquisti e non è applicabile all’acquisto di specialità medicinali o per il pagamento di ticket sanitari. Gli acquisti con la carta, presso le farmacie convenzionate e attrezzate, danno anche il diritto alla misurazione gratuita della pressione arteriosa e del peso corporeo.
Lo sconto è cumulabile con altre iniziative promozionali o sconti applicati a tutta la clientela, oltre a quelle riservate ai titolari di carte fedeltà rilasciate dai negozi stessi (ad esempio, dai supermercati).
Nel 2022 le politiche per le famiglie hanno ridotto il rischio di povertà in Italia dal 18,6% al 16,8%. Così ha rivelato l’Istat, secondo cui l’insieme delle politiche sulle famiglie abbia ridotto la diseguaglianza (misurata dall’indice di Gini) da 30,4% a 29,6%. Le stime includono gli effetti dei principali interventi sui redditi familiari adottati nel 2022:
- la riforma Irpef;
- l’assegno unico e universale per i figli a carico;
- le indennità una tantum di 200 e 150 euro, i bonus per le bollette elettriche e del gas;
- l’anticipo della rivalutazione delle pensioni.
La riforma dell’Irpef, l’assegno unico e gli altri interventi hanno ridotto il rischio di povertà per le famiglie con figli minori, sia coppie (-4,3%), sia monogenitori (-4,2%), soprattutto in seguito all’introduzione dell’assegno unico. Per le famiglie monocomponenti (-2,1%) e per gli ultrasessantacinquenni soli (-1,3%) la riduzione è dovuta prevalentemente ai bonus e all’anticipo della rivalutazione delle pensioni. Per le famiglie senza figli o solo con figli adulti il rischio di povertà rimane quasi invariato o aumenta lievemente.
L’assegno unico ha determinato, nel 2022, una riduzione del rischio di povertà di 3,8 punti percentuali per i giovani da 0 a 14 anni, di 2,5 per quelli da 15 a 24 anni e di 2,4punti percentuali per gli individui nella classe di età fra i 35 e i 44 anni. Se si considerano anche le altre politiche, la riforma Irpef, i bonus e la rivalutazione delle pensioni, il rischio di povertà si riduce ulteriormente per tutte le classi di età al di sopra dei 24 anni.
La riforma dell’Irpef invece ha dato luogo a una diminuzione delle aliquote medie effettive pariall’1,5% per l’intera popolazione, con riduzioni più accentuate nei tre quinti di famiglie con redditi medi e medio-alti. Fra le famiglie che migliorano la propria situazione, il beneficio medio risulta meno elevato nel quinto più povero della popolazione, caratterizzato dalla presenza di contribuenti con redditi inferiori alla soglia della no-tax area, esenti da imposta.
Le famiglie del penultimo quinto assorbono il 31,7% del beneficio totale della riforma dell’Irpef che corrisponde al 2,3% del reddito familiare. Le famiglie che peggiorano la propria situazione, subiscono, invece, una perdita più elevata nel quinto più ricco della popolazione, dove si registra oltre la metà della perdita totale.