Analisi fondamentali, analisi tecniche, analisi sui mercati di riferimento: fra i molti sistemi adottati per la selezione dei titoli azionari dotati del miglior potenziale, pochi avrebbero scommesso che la benché minima differenza potesse essere dettata dal nome stesso dell’azione. O meglio, da quella sigla in stampatello che sintetizza il nome dell’azione.
Una ricerca condotta dal Pomona college ha scoperto proprio questo: che le sigle più accattivanti, facilmente pronunciabili e dotate di senso proprio sono associate a migliori ritorni rispetto alla media del mercato. Azioni americane contrassegnate da acronimi del tipo: “KOOL” (“ganzo”) o “XRAY” (“Raggi x”) o “PZZA” (serve chiarire?).
Lo studio ha preso in considerazione i ritorni realizzati da un paniere di 22 sigle ritenute accattivanti dai ricercatori, in un periodo compreso fra il 2006 e il 2018. Risultato: il ritorno composto è stato pari al 13,22% contro il 4,9% realizzato dal CRSP Total Market Index, un paniere allargato che comprende quasi 4mila titoli azionari.
Nel dettaglio, 19 titoli sulle 22 azioni dai nomi sagaci o comunque sensati, hanno battuto il mercato anche presi singolarmente. Quella del Pomona college non è la prima ricerca ad aver indagato su questo fenomeno: nel 2009 un altro paper aveva analizzato le performance delle sigle accattivanti fra il 1984 e il 2005, producendo conclusioni analoghe.
Se il nome delle azioni ha veramente un’influenza sul loro destino, spiegano i ricercatori del Pomona college Naomi Baer, Erica Barry e Gary Smith, ciò conferma che una certa parte degli investitori compie la propria selezione seguendo criteri non strettamente razionali:
“In un mercato efficiente con investitori razionali, i prezzi delle azioni dovrebbero essere basati su flussi di cassa previsti e non dovrebbero dipendere da qualcosa di così superficiale come i simboli ticker. Tuttavia, le decisioni umane si basano spesso su dati rumorosi e giudizi imperfetti ”.
Chi ha in programma il lancio di una Ipo in futuro, prenda nota.