Dall’Open Banking all’Open Finance. Non è un gioco linguistico, ma una evoluzione tangibile verso quella che viene definita un’open innovation applicata al mondo finanziario a 360°. Risulta, infatti, troppo riduttivo relegare questa innovazione al solo settore bancario, soprattutto alla luce di quanto è avvenuto nell’ultimo anno in termini di digitalizzazione. Il Covid ha, infatti, giocato un ruolo chiave in questo processo portando una forte digitalizzazione del settore finanziario e assicurativo italiano con impatti in diversi ambiti.
Parola d’ordine digitalizzazione su tutti i fronti: un processo in atto, ormai irreversibile. L’accelerazione digitale del sistema finanziario avvenuta con l’avvento della pandemia che ha spinto, ad esempio, sempre più verso i digital payments, è un trend che era già in atto e che non svanirà di colpo con la fine dell’emergenza. Anzi è destinato a continuare come ha sottolineato Alessandra Perrazzelli, vice direttrice generale della Banca d’Italia, nel corso del webinar “Open finance: il futuro del banking a portata di mano”. “Possiamo ritenere il processo di digitalizzazione ormai irreversibile, come mostrano alcune recenti survey sulle nuove abitudini di pagamento dei cittadini europei (e italiani)”, afferma Perrazzelli.
Open Finance, una rivoluzione che non si può ignorare. Un contesto in evoluzione che porta sempre più verso l’Open Finance. Sul tema si è soffermato anche Filippo Renga, direttore dell’Osservatorio Fintech & Insurtech, che definisce “l’Open Finance come l’Open Innovation (l’innovazione aperta) applicata al settore finanziario e assicurativo, che ha l’obiettivo di catturare tutte le opportunità di business derivanti dal ricorso a risorse (idee, competenze, dati, ecc.) esterne all’azienda”. In questo scenario c’è un evento che più di ogni altro ha portato all’apertura del mondo finanziario-assicurativo. Si tratta dell’introduzione della normativa PSD2 (Payment Services Directive 2), un passaggio che ha spalancato la porta all’Open Banking e a tutte le sue logiche “open”. Una su tutte è l’apertura a soggetti terzi che ha di fatto imposto al mondo bancario un significativo cambio di passo nella gestione e nello sviluppo dei servizi offerti. Un’offerta di servizi finanziari che, secondo Renga, sta sempre più coinvolgendo altri ambiti e più attori. Si va quindi oltre le tradizionali banche, facendo entrare in gioco anche il mondo dell’automotive e delll’utility per fare due esempi. Secondo gli operatori questo porterà a una maggiore concorrenza che andrà anche a vantaggio dei consumatori stessi. Una tendenza in cui crede fortemente anche Deloitte che nel corso della quinta edizione italiana dei FinTech Talks “FinTech: The Recovery Enabler” dello scorso dicembre ha dedicato ampio spazio al tema “Open Finance & AI” definendola una “rivoluzione che non può essere ignorata, e sta già avvenendo, con o senza la pandemia”.
L’ecosistema delle startup e non solo. Come ha sottolineato sempre Renga nell’ultimo Osservatorio Fintech & Insurtech, “l’ecosistema delle startup Fintech & Insurtech è florido e capace di offrire servizi innovativi a tutto il sistema economico, finalmente anche in Italia e con Milano capofila. Cresce in particolare l’Europa del Fintech. +158% di finanziamenti nell’ultimo biennio, con oltre 768 startup finanziate sopra 1 milione di euro”. Si è di fronte a un settore dinamico, come dimostra l’evoluzione dei modelli di business delle startup, che si aprono sempre più a forme di collaborazione e partnership stabili con incumbent finanziari, aziende industriali e altre startup. “In questo senso sono significative le partnership sulla strada dell’Open Finance che abbiamo visto nel 2020 nell’ecosistema italiano. E ne vedremo molte altre nel 2021”, aggiunge Renga.