Il calendario economico è relativamente scarno questa settimana (vedi tabella), il cui highlight sarà il Super giovedì delle banche centrali. A dirlo è lo strategist di Deutsche Bank Craig Nicol, secondo cui le riunioni di Bce, Banca d’Inghilterra e banca centrale turca potrebbero cambiare la direzione dei mercati.
In realtà dei due l’appuntamento veramente importante è quello della Bce. I mercati non si aspettano grandi novità dal meeting di Mark Carney e colleghi. Le politiche non dovrebbero subire variazioni dopo l’incremento dei tassi guida di 25 punti base dell’ultima riunione.
Sempre giovedì si esprimerà anche la banca centrale della Turchia e stavolta dovrebbe sfidare il presidente Erdogan e intervenire per impedire che la situazione degeneri, in particolare alla luce dell’iperinflazione in cui è intrappolata l’economia. Dopo che l’inflazione è schizzata al 17,9% il mese scorso, il mercato punta su un innalzamento del costo del denaro di 325 punti base al 21% nelle operazioni pronti contro termine settimanali.
Economisti: Bce si sbrighi a normalizzare tassi
Anche Mario Draghi – dicono alcuni economisti – dovrebbe agire anziché temporeggiare. A meno di clamorosi eventi a sorpresa, la Bce confermerà la portata del suo piano di alleggerimento quantitativo che dovrebbe concludersi a fine anno. I rischi di un peggioramento delle prospettive a causa della minaccia costituita dal protezionismo commerciale e dalla volatilità di mercato in vista della legge di bilancio in Italia, non si sono materializzati del tutto e non dovrebbero pertanto avere un impatto nelle decisioni dell’istituto di Francoforte.
Il mercato è curioso di sapere cosa ne pensa Mario Draghi della situazione in Italia, ma difficilmente offrirà spiegazioni esaurienti durante la conferenza stampa. È probabile che il governatore, il cui mandato scade tra un anno e due mesi, preciserà che la Bce da statuto non può cambiare le sue politiche in base alla situazione di uno stato membro.
Detto questo, le previsioni dello staff di Draghi potrebbero essere lievemente riviste al ribasso e quindi la Bce potrebbe essere costretta a impostare un approccio più ‘soft’. I criteri che determinano l’addio al Quantitative Easing sono a grandi linee soddisfatti, ma alcuni economisti prevedono che la Bce preferirà mandare un segnale accomodante “significativo”.
Per alcuni economisti e analisti questa strategia, che verrà trasmessa al mercato tramite la forward guidance e la traiettoria delle politiche sui tassi di interesse, è un errore grave. Secondo Moody’s, con la Fed che ha avviato un processo di strette monetarie che continuerà nel 2019, anche la Bce dovrebbe farlo nel 2019. Una politica monetaria più restrittiva porterà a un incremento ulteriore dei tassi.
Draghi è chiamato ad agire. Non può più aspettare e dovrebbe tornare a una politica monetaria più tradizionale prima che sia troppo tardi, secondo Daniel Lacalle, professore di Economia globale e finanza e gestore di fondi di inversione, che ha parlato in un’intervista concessa in esclusiva a Investing.com.
Secondo il dottore in Economia, le altre banche centrali dovrebbero prendere nota e seguire i passi della Federal Reserve, adottando misure di politica monetaria più aggressive in modo da favorire un ritorno alla normalità dei tassi.
“Quando in tempi di crescita e ottimismo non si accumulano strumenti per il futuro, questi si esauriscono. Se domani entreremo in una recessione in Europa, che cosa farà la Banca centrale europea? I tassi nominali negativi portano l’economia al disastro“.
“Come cittadino, credo che ritardare la normalizzazione della politica monetaria in un periodo in cui non c’è crisi, non ci sono problemi reali, sia cadere in un eccesso di ottimismo. Le banche centrali o normalizzano o ci mettono in un’altra crisi”, ha aggiunto Lacalle.
Purtroppo, secondo Lacalle, la fine del programma di acquisti di Stato non cambierà grandi cose fin da subito, come dimostra il consensus, che non prevede aumenti dei tassi fino a settembre del 2019.
“La Bce è stata erroneamente cauta e la sua politica è estremamente aggressiva. Lo vediamo con le banche, che cadono bruscamente a causa dei margini negativi, e nei paesi stessi, che dicono che dobbiamo spendere di più. La Bce deve fare quello che ha detto che avrebbe fatto: normalizzare la politica monetaria”.