Roma – L’accordo fiscale tra Berna e Berlino è definitivamente fallito: la Commissione di mediazione, chiamata in extremis a cercare un’intesa, ha espresso ieri sera parere negativo. L’organo composto di 32 membri – 16 per ciascuna camera – entra in funzione in caso di divergenze fra i due rami del Parlamento tedesco.
Il 23 novembre scorso, il Bundesrat, la Camera dei Laender tedesca a maggioranza rosso-verde, aveva bocciato il cosiddetto modello Rubik, che mirava a regolarizzare i capitali depositati in nero nelle banche elvetiche da persone residenti in Germania. Il Bundestag invece aveva approvato il testo il 25 ottobre.
Come già affermato più volte in precedenza, il presidente svizzero, signora Eveline Widmer-Schlumpf, ieri sera in conferenza stampa ha escluso che vi sarà una rinegoziazione dell’accordo: “Deploriamo la decisione della Germania di non ratificare la convenzione bilaterale sull’imposizione alla fonte”, riporta sul suo sito la radio-televisione svizzero-italiana. Anche l’Associazione svizzera dei banchieri (ASB) ha espresso rammarico per l’affossamento dell’accordo fiscale tra Svizzera e Germania.
L’intesa fiscale raggiunta tra Svizzera e Germania prevedeva un’imposta del 21-41% per regolarizzare i capitali finora depositati in nero nelle banche elvetiche e un prelievo del 26,375% sui redditi futuri degli stessi. Veniva inoltre garantito l’anonimato dei titolari dei conti. Il governo tedesco, riassume la Rsi, aveva calcolato che l’accordo, se approvato, avrebbe permesso di incassare con effetto immediato circa 10 miliardi di euro, con un susseguente introito di 700 milioni all’anno. (TMNews)