*Alessandro Fugnoli e’ lo strategist Abaxbank. Il contenuto di questo articolo esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.
(WSI) – Venticinque milioni di tacchini passeranno Thanksgiving nel forno a 325 gradi Fahrenheit (163 centigradi) prima di venire mangiati dal 97 per cento delle famiglie americane. Con l’S&P 500 salito in quattro settimane da 1175 a 1270 c’è da chiedersi se sia più da tacchini destinati al forno comprare a questi livelli in attesa del rally di fine anno (dopo avere magari alleggerito in novembre) oppure rimanere alla finestra a contemplare la propria virginale liquidità mentre il mercato sale furiosamente.
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La risposta non è facile. Nel dubbio si può comunque comperare qualcosa, senza esagerare e giusto per partecipare, e aspettare fine anno o gennaio, vedere fino a che punto si spingono i mercati e considerare poi il da farsi. Prima comprare, poi capire perché lo si è fatto è la regola di comportamento per sopravvivere nella cosiddetta stampede. La stampede era la carica dei bisonti quando si muovevano di corsa a milioni nelle praterie del Nordamerica prima di essere sterminati dagli uomini un secolo e mezzo fa. Nulla poteva opporsi alla stampede, che faceva tremare la terra più di un terremoto e produceva un frastuono udibile a molti chilometri di distanza. Chi vuole proprio fare lo sforzo di capire ha a disposizione alcuni argomenti a favore del rialzo, ma deve anche fare i conti con qualche problema.
Il primo e più solido argomento a favore del rialzo è il petrolio. Passare da 70 dollari a 58 non è poca cosa ed è giusto celebrarla. Nei prossimi giorni però nevicherà nella parte più popolata degli Stati Uniti e in Europa. I mercati continuano a pensare che faccia caldo e che continuerà a fare caldo. Lo strategist di Accuweather, Joe Bastardi, dice invece che i prossimi tre mesi in Europa saranno particolarmente freddi, più della media stagionale. Lo stesso sarà vero per la parte più popolata degli Stati Uniti, quella che va dai Grandi Laghi all’Atlantico, mentre sarà sempre e solo primavera in California.
E’ sempre più evidente che quello che sta accadendo al petrolio va letto non con gli strumenti tradizionali (tra cui il caldo e il freddo) bensì in chiave politica. Da una parte ci sono le vendite di scorte strategiche effettuate dai governi. Dall’altra c’è una volontà saudita di aiutare gli Stati Uniti.
Parliamo dei sauditi perché sono gli unici che possono decidere da un giorno all’altro di produrre di più. Tutti gli altri, dai venezuelani agli iraniani, parlano molto ma non hanno influenza sui prezzi, perché producono 365 giorni all’anno il massimo che riescono tecnicamente a produrre e non possono permettersi nessuna flessibilità. I sauditi hanno imparato a loro spese che un rialzo del greggio è buono e solido quando non dà troppo nell’occhio e quando non mette in ginocchio le economie industrializzate. A 70 dollari sono suonati tutti i campanelli d’allarme e ha perfino iniziato a diminuire la domanda. Gli Stati Uniti sono entrati nel panico. Hanno probabilmente cheisto ai sauditi se volevano spingersi fino a far passare l’inverno al freddo agli americani del nordest e fino a indurre una recessione. I sauditi hanno capito perfettamente il messaggio.
Il secondo argomento per il rialzo azionario è che il petrolio scende non in un momento qualsiasi, ma a fine d’anno. Ora succede che gli anni borsistici stanno sempre più assomigliando a un lungo giorno di Ramadan di digiuno e purificazione cui segue, dopo il tramonto, una grande bouffe in cui ci si concede ogni leccornia. Da gennaio a settembre non succede quasi niente, a ottobre si scende e in novembre e dicembre si allentano i freni inibitori e si compra a man bassa tutto quello che ci si era rifiutati sdegnosamente di comprare prima.
Si infilano occhiali rosa. I rialzi dei tassi? Più ce ne sono, si dice, più siamo vicini al momento in cui smetteranno di salire. Fa impressione vedere gli home builders, interest rate sensitive per eccellenza, salire in una settimana del 10 per cento proprio nel momento in cui sta iniziando il declino (che durerà parecchi trimestri) nella costruzione di nuove case. Fa impressione peraltro anche vedere petroliferi e raffinatori salire mentre scende il greggio. Oppure vedere salire le banche mentre sta per invertirsi la curva dei rendimenti.
Fa uno strano effetto vedere i bond di nuovo tranquilli, e in certi giorni anche allegri, quando si prevede buona crescita anche nel 2006 e quando la Fed ci ricorda che di output gap non ce n’è quasi più. Lascia anche perplessi l’idea che la domanda di petrolio diminuirà proprio mentre si dice che il prezzo tornerà sotto i 50 dollari. Oppure che il petrolio continuerà a scendere grazie alla Fed che alza i tassi (ma non sta per finire di alzarli?). O ancora che il petrolio scenderà proprio mentre si dice che l’economia sarà florida. O che i consumatori saranno oculatissimi quando dovranno usare l’automobile ma stanno per scialare spensieratamente con i regali di Natale e con consumi di ogni tipo.
C’è anche una certa confusione sul mondo che troveremo il giorno dopo che la Fed avrà annunciato di essere sazia di aumenti di tassi. I mercati pensano che sarà un giorno di festa, con settimane e mesi di celebrazioni azionarie e obbligazionarie e con un’economia che non avrà più intralci nella sua crescita. In realtà, come nota Ethan Harris di Lehman, la Fed smetterà di alzare solo quando riuscirà finalmente a fare almeno un po’ di male all’economia e ai mercati.
A pensarci, non c’è da fare grandi sforzi per prevedere il day after perché ce l’abbiamo da mesi sotto gli occhi in Inghilterra. La Bank of England ha smesso di alzare quando ha visto fermarsi e scendere leggermente i prezzi delle case. Sono seguiti due trimestri grigi di bassa crescita e ora, solo ora, l’economia inglese è pronta per riaccelerare lentamente. Nonostante queste premesse, la curva inglese rimane invertita e da nessuna parte si parla di un ribasso dei tassi imminente.
La Fed ci eviterà una recessione nel 2006 (Joachim Fels di Morgan Stanley scommette sul 2007), ma si riterrà soddisfatta sui tassi solo quando sarà certa di un rallentamento della crescita almeno per qualche mese. Se il petrolio continuerà a scendere ci risparmieremo anche il rallentamento, ma se non ci sarà il rallentamento non si vede come il petrolio possa continuare a scendere. A un certo punto i sauditi, dopo avere garantito a tutto il mondo un inverno al caldo, taglieranno leggermente la produzione, in modo da tenere il greggio il più vicino possibile ai 60 dollari.
Insomma l’ottimismo di queste settimane su tutti i mercati ha certamente ragioni importanti dalla sua parte, ma l’entusiasmo sta anche confondendo parecchio le idee. Non c’è niente di male a comprare velocemente qualche future azionario come yield enhancement prima di fine anno, ma è bene mantenere un certo distacco emotivo e non innamorarsi del rialzo, giustificandolo in ogni misura e in ogni aspetto. Quanto ai tacchini e ai volatili in generale, ricordiamo che l’aviaria, ormai dimenticata dai più, progredisce indisturbata e ha raggiunto ormai il Nordamerica.
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