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La maggioranza ottiene la fiducia alla Camera e riconquista la maggioranza assoluta. Il governo ha potuto contare 317 voti a favore. E’ la prima volta da quando Fini e i suoi sono passati all’opposizione.
«Umberto, se commissari Giorgetti io e Calderoli ci dimettiamo da ministri e i parlamentari ci seguono» ha detto chiaramente Maroni a Bossi. Uno scontro durissimo. Con sindaci e segretari provinciali pronti a portare le loro sezioni in autobus, in via Bellerio.
Raccolta di firme per “riprendersi il voto”. Presentata oggi a Roma una nuova campagna per cancellare i punti piĂą controversi della legge elettorale che ha ammazzato la democrazia con le liste bloccate dai partiti.
Per quanto potra’ durare? L’ultima telefonata e’ a base di urla. Giulio ha parlato al Cavaliere con toni (quasi) ultimativi: «Non devi piĂą parlare di riforma fiscale, così si creano aspettative». E l’altro: «In questa situazione, se andiamo alle elezioni le perdiamo!». Un prolungato, drammatico, dialogo tra sordi. Concluso da un commento di Berlusconi che il ministro dell’Economia non ha sentito: «Non so come faccio ancora a sopportarlo». E Giulio sale al Colle per chiedere cosa fare a Napolitano.
A Palazzo Madama bocciato emendamento del relatore Malan che sostituiva l’articolo uno della norma. Proposta appoggiata da Lega e Pdl. Chiesto tempo per riesaminare il ddl anticorruzione.
Il premier, Bossi, Tremonti e Calderoli per tre ore cercano la quadra in tempi rapidi per stimolare l’economia italiana, assolutamente ferma. Secondo round PdL/Lega, dopo il flop del vertice di Arcore. Il presidente del Consiglio diffida del ministro dell’Economia: “Fa gioco a se’, punta al Quirinale con l’appoggio del PD”, volendo apparire il “salvatore della Patria” sui conti. “Rottura tra il SenatĂąr e il titolare di via XX Settembre”, scrive Il Giornale.
I leghisti rischiano di scardinare la maggioranza (o fanno finta?) come mai era accaduto prima, con l'”ultimo alert” al premier, sulla delicatissima questione della rivolta fiscale. Un altro segno di quanto grave sia la spaccatura nell’esecutivo. Il ministro Calderoli (nella foto con Bossi) lancia «l’ultimo avviso ai naviganti»: «Ci sono problemi? VorrĂ dire che la frase “No taxation without representation” diventerĂ “No representation? No taxation”». Carroccio «sull’orlo di una crisi di nervi».
“Se vogliono che facciamo sul serio campagna elettorale a Milano e che riusciamo a rimotivare i nostri, servono i ministeri al Nord”. La Lega vuole anche contare nel futuro allargamento del governo.
L’avanzata del potere leghista, anche in lotta con l’alleato, e’ chiara. Su 660 comuni in cui il Carroccio è in lista per le amministrative, in ben 150 corre da sola, contro il Pdl.
Il progetto di “stimolo” l’ha elaborato il ministro dell’Economia ma chissa’ perche’ a illustrarlo è il leghista Roberto Calderoli (nella foto, terzo a destra con Maroni e Bossi). In un’intervista alla Padania, Calderoli parla di «riforme strutturali perchè inneschino la ripresa senza mettere mano alla cassa». Un piano nato morto, totalmente pro lobby. Zero per il futuro dei giovani.