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L’impennata del debito pubblico mondiale resta sotto la lente dell’FMI, in pressing sui governi affinché si mettano al lavoro per la ristrutturazione
Complice la crisi causata dalla pandemia, nel corso del 2020, l’esposizione delle banche dell’eurozona al debito sovrano del proprio paese è cresciuto di quasi il 19% in termini nominali, il maggior aumento dal 2012.E’ quanto si legge nella Financial Stability Review pubblicata oggi dalla Bce in cui si sottolinea come questo riproponga in prospettiva il
A due giorni dal termine ultimo per trovare un’intesa, il ministro dell’economia Guzman fa capire che i colloqui continueranno oltre il 22 maggio.
Settimana ricca di appuntamenti macro quella in partenza domani. L’evento principale della settimana è il Consiglio dei Capi di Stato e di Governo dell’Ue di giovedì 23, seguito venerdì dal rating di S&P sull’Italia, al momento ‘Bbb’, due tacche sopra il livello spazzatura.Ad ottobre del 2018 l’agenzia di rating aveva modificato da stabile a negativa
Union Bancaire Privée (UBP) ha annunciato l’ulteriore ampliamento della sua offerta nel debito sovrano dei mercati emergenti con il lancio di una nuova strategia sui mercati di frontiera: UBAM – Emerging Markets Frontier Bond. Il fondo intende sfruttare l’interessante potenziale di performance offerto dagli investimenti sui mercati di frontiera, dovuto sia ai premi di rischio
Fitch ha confermato il rating BBB dell’Italia con outlook negativo. Il giudizio, spiega l’agenzia, di rating “riflette il livello estremamente alto del debito pubblico, il bassissimo andamento della crescita del Pil, l’incertezza della politica economica e i rischi associati alle proiezioni sul debito. Anche il debito netto esterno relativamente alto e la qualità degli attivi
A novembre il debito delle Pubbliche amministrazioni è risultato pari a 2444,6 miliardi di euro, in calo di 2,2 miliardi dal mese precedente.Così si legge nel bollettino “Finanza pubblica, fabbisogno e debito” di Bankitalia secondo cui la flessione è da imputarsi all’avanzo di cassa (1,6 miliardi); agli effetti degli scarti/premi all’emissione/rimborso e della rivalutazione dei