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Una bocciatura sotto il livello “investment grade” rischia di far uscire l’Italia dal programma del QE.
Le priorità individuate dal numero uno di Bankitalia per il nuovo esecutivo.
Le roforme non bastano. Nel capitolo del rapporto annuale “Going for growth” dell’Ocse dedicato all’Italia, presentato ieri in occasione del G20, l’organizzazione di Parigi ha sottolineato ancora una volta la crescita economica “debole” e il “tasso di disoccupazione ancora elevato”.Nel complesso, il rapporto sottolinea “lo scarso dinamismo” delle principali economie globali sul fronte delle riforme
Fitch più ottimista sull’economia italiana. L’agenzia di rating statunitense ha migliorato le sue stime sul Pil previsto in crescita dell’1,5% per il 2018 e dell’1,2% per il 2019, in rialzo in entrambi i casi di due decimi di punto rispetto alle precedenti stime. Nel suo ultimo report, l’agenzia, pur segnalando che il Belpaese nel quarto trimestre 2017 è cresciuto
Nel 2017 gli investimenti hanno raggiunto gli 11,3 miliardi di euro lo scorso anno, quasi il doppio della media degli ultimi dieci anni.
La ripresa economica italiana potrebbe presto subire una riduzione dell’intensità. È quanto rileva l’ISTAT, specificando nella nota mensile sull’andamento dell’economia italiana che:“La lieve riduzione dell’indicatore anticipatore, che si mantiene comunque su livelli elevati, delinea uno scenario di minore intensità della crescita economica” si legge, specificando che “in un quadro di forte espansione del commercio mondiale, prosegue l’andamento positivo
Così Nadège Dufossé, CFA, Head of Asset Allocation di Candriam Investors Group. E tra gli analisti c’è chi non esclude una Grande Coalizione sullo stile tedesco.
Lo ha detto Jyrki Katainen, vicepresidente della Commissione Ue responsabile di crescita e occupazione: “Bene riforme, ma più crescita”.
Le stime dell’agenzia di rating S&P nell’ultimo report sulle banche: le incertezze politiche nel 2018 peseranno sul rating di BBB
Secondo l’ufficio studi di Confindustria, negli anni di crisi bruciati 800 mila posti di lavoro. Anche per il credito, il gap con la situazione pre-crisi resta enorme.