New York – E’ codice rosso nelle corsie dei pronto soccorso: i tagli imposti dal governo alla sanita’ si tradurranno nella chiusura di oltre 17.000 strutture. Ospedali pediatrici, consultori, centri di salute mentale, i Sert per il trattamento delle tossicodipendenza ed altro ancora: sono i cardini dell’offerta di assistenza medica pubblica a essere i piu’ colpiti dalla scure imposta a otto regioni italiane con i conti in rosso.
E’ la fine della sanita’ come la conosciamo. La manovra studiata dal governo Monti prevede la modifica delle “spese rivedibili”. Il piano indica gli standard su cui regolarsi per tenere aperte le strutture semplici e quelle complesse. Hanno tempo fino al 31 dicembre per farlo o per presentare misure alternative. Secondo la Cgil medici, che ha incrociato i dati Istat sulla popolazione e quelli del ministero della salute sulle strutture esistenti, sara’ una vera e propria mattanza.
Solo in Umbria si parla di possibili altri 24 milioni in meno nel 2012, frutto della spending review. Nella regione centrale, in Piemonte, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia dovranno essere tagliate oltre 11mila strutture entro l’anno, sia reparti ospedalieri piccoli che piu’ complessi. L’avviso, arrivato tramite un documento elaborato dal ministero della Salute, da quello dell’Economia e dalla Regioni, ordina un contenimento dei costi, una riduzione del numero delle strutture sanitarie e una riorganizzazione delle Asl.
In questo modo la sanita’ pubblica in molte regioni d’Italia rischia di implodere. Affinche’ la riduzione delle unita’ complesse diventi un’opportunita’ di miglioramento della gestione, va pero’ diminuita la spesa per beni e servizi, denunciano gli assessori pugliesi.