ROMA (WSI) – Le ricadute della Trise per una famiglia di 3 persone, che vive in un appartamento di 100 metri quadri in un’area urbana, saranno pari a 229 euro per i rifiuti urbani (Tari) e a 116 euro per i servizi indivisibili (Tasi), per un totale di 345 euro annui a famiglia. E’ la stima dell’Osservatorio Nazionale Federconsumatori, secondo cui il nuovo tributo è “inaccettabile”.
“Mentre infatti prima diverse famiglie, grazie alle detrazioni sulla prima casa, non pagavano l’Imu – sottolinea l’associazione dei consumatori – ora tutti pagheranno la nuova Trise. Persino gli inquilini , esenti dal pagamento Imu, dovranno versare la Tari e quota della Tasi”.
La soddisfazione di Alfano, Pdl sentinella antitasse – “La legge di stabilità non mette le mani nelle tasche degli italiani. Anzi per la prima volta dopo molti anni la pressione fiscale sui cittadini, famiglie e imprese diminuirà. Il Pdl si è dunque confermato sentinella antitasse”. Lo afferma il vicepremier e segretario del Pdl, Angelino Alfano.
Intanto, si apprende che se fossero confermate le indiscrezioni che stanno circolando in queste ultime ore, la riduzione del cuneo fiscale potrebbe garantire ai lavoratori dipendenti una busta paga più ‘pesante’ fino a 14 euro netti al mese“. E’ quanto calcola l’ufficio studi della Cgia.
“I vantaggi economici più ‘tangibili’ – si legge nella nota – sarebbero per i dipendenti con un reddito imponibile Irpef che oscilla tra i 15.000 ai 20.000 euro all’anno, che corrisponde ad un stipendio mensile netto compreso tra i 950 e i 1.250 euro”.
Analizzando in dettaglio gli effetti del previsto taglio del cuneo fiscale sui lavoratori dipendenti, la Cgia parte dai “più ‘fortunati’ con un reddito imponibile Irpef annuo di 15.000 euro, pari ad uno stipendio mensile netto di 971 euro” per i quali “il vantaggio sarebbe di 172 euro all’anno, che si tradurrebbe in 14 euro mensili in più in busta paga”.
“Per un dipendente con un reddito annuo di 20.000 euro, equivalente a uno stipendio mensile netto di 1.233 euro, il vantaggio fiscale annuo -continua la Cgia- sarebbe di 151 euro (13 euro al mese). Per i redditi più elevati, sino ad arrivare alla soglia limite dei 55.000 euro, i vantaggi fiscali si dovrebbero progressivamente ridurre fino ad arrivare a importi mensili pressoché inconsistenti”.
“Comprendo che il momento è difficile e risorse in cassa ce ne sono poche. Tuttavia -afferma il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi- ritenere che con queste cifre mensili nette si possa dare un po’ di serenità alle famiglie è una chimera“.
“Certo, è meglio riceverli anziché doverli pagare, stiamo però parlando di cifre irrisorie che non permetterebbero ad una persona di concedersi neanche una birra e una pizza” conclude Bortolussi. (ANSA-ADNKRONOS)
Manovra da 11,5 mld. Zero tagli sanità.Giù tasse lavoro. Letta, prima senza ‘mannaie’.
di Chiara Scalise
Nessun taglio alla sanità, riduzione del cuneo fiscale con 5,6 miliardi in dote alle imprese e 5 miliardi per alleggerire il peso del fisco sui lavoratori: sono queste le misure chiave della Legge di Stabilità da 11,5 miliardi di euro che il governo Letta punta ad approvare in serata e che ”per la prima volta – scandisce il premier – non comincia con una sforbiciata di tagli e di nuove tasse che servono per Bruxelles”.
E’ finito, dicono all’unisono il Presidente del Consiglio e il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni scesi in conferenza stampa durante una pausa dei lavori del Cdm per illustrare il pacchetto di misure, il tempo delle ”mannaie” e ora l’Italia puo’ tornare a crescere: i conti pubblici sono infatti in ordine, è l’assicurazione che viene ribadita, a tal punto che il prossimo anno il deficit scenderà al 2,5% e la pressione fiscale scenderà di un punto in tre anni arrivando al 43,3%. Oltre a non aver intaccato la sanità pubblica (cancellando nelle ultime 24 ore i taglio per 2,6 miliardi inizialmente previsti) l’altra novità è la decisione di una Legge di stabilità ”in due tempi”:
”Abbiamo dovuto correre – ammette il premier facendo riferimento alla crisi di governo appena alle spalle – e ci saranno aggiustamenti che per forza di cose saranno messi a punto in Parlamento”.
In particolare a restare aperto è il capitolo sul lavoro: ”la ”ripartizione” dei 5 miliardi di taglio delle tasse ai lavoratori spetterà infatti alle Camere e alle parti sociali”, spiega Letta. Il primo anno il cuneo vale 2,5 miliardi. Meno di quanto richiesto dalle parti sociali che tuonano immediatamente.
Confindustria già prima del Cdm lamenta l’assenza di ”segnali forti” o se anche questi non saranno destinati a diventare oggetto di trattativa. Subito dopo la conferenza stampa di Letta la Cgil diffonde una dura nota. ”Non convince” e ”manca un chiaro segnale di equità” e ”per la redistribuzione del reddito” .
Ma ancora prima che il provvedimento approdi al Senato, da dove partirà l’iter, si può già immaginare che la discussione riguarderà anche altri nodi come quello delle risorse per i Comuni. Per l’allentamento del patto di stabilità infatti arriva solo un miliardo in investimenti contro i due attesi e anche sul fronte della nuova Service tax il finanziamento messo nero su bianco è solo la metà di quello previsto nelle bozze (1 miliardo anche in questo caso). Cosi’ come non convincerà tutti la scelta di non incrementare la tassazione delle rendite finanziarie che ancora nelle ultime bozze doveva salire dal 20 al 22%. Ed e’ rinvio anche per un altro capitolo, quello dell’Iva.
Un tema su cui però il governo si impegna a discutere con il Parlamento nei prossimi mesi, assicura di nuovo il premier che ricorda con orgoglio come d’altro canto il governo si sia concentrato sul finanziamento del sociale a partire dalle cooperative e dal rifinanziamento del 5xmille. D’altro canto, osserva non senza ironia il presidente del Consiglio: ”Molti avrebbero sperato che potessimo stampare moneta”, ma non ”ne siamo capaci né io né il ministro Saccomanni”. (ANSA)