ROMA (WSI) – Novità dal fronte della controversa manovra del governo per ridurre l’Imu, una misura che è riuscita nella non facile impresa di mettere d’accordo industriali e sindacati. Scenderà del 50% la tassa sulla seconda casa di chi ha dato la prima in comodato e ne possieda un’altra abitazione, purché questa non sia di lusso. La proprietà immobiliare deve però essere adibita come casa principale nello stesso comune.
La notizia negativa per molti italiani è invece che salta al contempo l’esenzione totale dell’Imu per le prime case date in comodato d’uso a figli e genitori. Sono le due misure cruciali – che in qualche modo si compensano – previste dall’emendamento alla legge di Stabilità approvata dalla commissione Bilancio della Camera.
Resta comunque la condizione sine qua non che il contratto sia registrato e il comodante possieda un solo immobile in Italia, e abbia la residenza anagrafica nonché dimori abitualmente nello stesso comune in cui si trova l’immobile concesso in comodato.
Il taglio dell’imposta sulla prima casa continua a fare discutere, visto che molti economisti e le autorità europee hanno espresso la loro contrarietà all’abbassamento delle tasse sulle proprietà immobiliari, sottolineando che si tratta di una misura una tantum che non stimola la produttività, ma al massimo dà una mano ai consumi.
La convinzione generale di analisti e think tank, pur riconoscendo che a pagare non saranno solo le autorità municipali come avvenuto in passato, è che fosse stato più opportuno andare a ridurre il costo del lavoro e il cuneo fiscale, due dei principali ostacoli alla crescita in Italia insieme alla burocrazia, che rendono difficile il compito di chi cerca di fare impresa.