Il flusso di nuovi casi di coronavirus in Italia sono in rallentamento, benché il dato sia “sporcato” dal fatto che il numero dei tamponi diagnostici (quelli finalizzati a individuare nuovi casi di contagio) sono anch’essi in diminuzione. Lo ha sottolineato la Fondazione Gimbe, specializzata in analisi sanitarie basate sui dati.
“Sul ridotto incremento dei casi totali (+0,6%)”, ha scritto la Fondazione, “è evidente l’impatto della riduzione dei tamponi diagnostici, oltre 26.000 in meno rispetto alla settimana precedente, comunque superiore a quello dei tamponi di controllo (quasi 19.000 in meno)”.
Nel dettaglio l’analisi sui dati pervenuti nella settimana compresa fra il 17 e il 23 giugno hanno mostrato:
- Decessi: +270 (+0,8%)
- Terapia intensiva: -62 (-35%)
- Ricoverati con sintomi: -1.448 (-43,9%)
- Casi totali: +1.133 (+0,6%)
- Tamponi diagnostici -26.876 (-12,4%)
- Tamponi totali: -18.937 (-5%)
“I dati confermano che il numero dei pazienti attualmente ospedalizzati è in discesa costante e progressiva dai primi di aprile, quando si contavano oltre 4.000 pazienti in terapia intensiva e più di 29.000 ricoverati con sintomi. Tuttavia, il progressivo decongestionamento degli ospedali non implica, come impropriamente si sente spesso affermare, l’azzeramento dei ricoveri”, ha commentato il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, “infatti, i dati ufficiali relativi alle ospedalizzazioni per Covid-19 si riferiscono all’occupazione dei posti letto, utili per valutare i segnali di sovraccarico ospedaliero, ma che al di là del ‘saldo’ in progressiva riduzione non permettono di conoscere il reale numero di pazienti quotidianamente entrano ed escono dalle statistiche ospedaliere (nuovi ricoveri, dimissioni, decessi)”.
I dati osservati dal Gimbe in 36 province, nelle quali si rileva un incremento complessivo di 186 casi, suggerirebbe cautela su atteggiamenti più lassisti in termini di precauzioni anti-contagio
In 13 sulle 36 analizzate dalla Gimbe si registrano aumenti di almeno 5 casi, per un totale di 135 casi distribuiti in 9 Regioni (si veda la tabella): Calabria, Campania, Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, provincia di Bolzano, provincia di Trento, Piemonte, Toscana. Tali incrementi sono in parte riconducibili a focolai identificati nell’ultima settimana.
“Tutte queste segnalazioni confermano, oltre ogni ragionevole dubbio, che il virus è sempre presente e rialza la testa ogni qualvolta le condizioni ambientali favoriscono una ripresa del contagio”, ha concluso il presidente Cartabellotta, “evidenze scientifiche e dati dal real world, invitano a diffidare dal senso di falsa sicurezza che traspare da improvvide dichiarazioni prive di basi scientifiche e che rischia di alimentare pericolosi comportamenti individuali. Il peggio è indubbiamente passato, ma resta cruciale disinnescare ogni cortocircuito cognitivo-comportamentale che ci porta, complice anche la bella stagione, a mettere da parte ogni preoccupazione (legittimo), ma soprattutto ogni precauzione (inaccettabile)”.