MILANO (WSI) – Parte da Milano e arriva fino a Catania la nuova inchiesta sulle mazzette, già ribattezzata la Tangentopoli fiscale e che riguarda i contenziosi tributari, uno dei settori della giustizia fino ad oggi immune da qualsiasi inchiesta. Si parla di affari magistrati, soprattutto privati, che sono stati chiamati a decidere su oltre 581mila contenziosi, per un valore complessivo di 50 miliardi di euro. E si parla di tangenti pagate per usufruire di agevolazioni sul fronte delle tasse, o per non pagarle proprio, le tasse.
Anche l’allora Pm da cui partì l’indagine Mani Pulite, Antonio Di Pietro, tentò di mettere in luce la corruzione nel settore dei contenziosi.
Come riporta Repubblica, risale a dicembre dello scorso anno l’arresto di Luigi Vassallo, giudice della commissione tributaria provinciale di Milano, nonché avvocato cassazionista e docente universitaria a Pavia e consulente in materia di conflitto di interessi per il governo. Vassallo venne trovato in possesso di una busta con 5mila euro, la prima rata di una tangente da 30mila euro per intervenire su una esterovestizione – ossia la prassi di collocare una o più società, riconducibili allo stesso soggetto economico, al di fuori del territorio nazionale, con il principale scopo di usufruire di forme agevolate di tassazione – da svariati milioni di euro che fu contestata alla società chimica Dow Europe Gmbh.
“Non è un episodio isolato. Perché i pm di Milano Eugenio Fusco e Laura Pedio, un mese dopo, ottengono l’arresto di un altro giudice onorario, l’avvocato Marina Seregni. I due giudici sono accusati di corruzione in atti giudiziari per il caso della Dow Europe Gmbh, ma anche di aver pilotato un contenzioso da 14,5 milioni a favore della società Swe-Co, dell’imprenditore Luciano Ballarin (indagato) in cambio di 65mila euro (…) Nell’inchiesta è indagato anche un giudice togato, Francesco Pinto, ex presidente del tribunale di Imperia, ex giudice a Monza, ora presidente della sezione 18 della Commissione tributaria provinciale di Milano”.
Da Milano la Tangentopoli fiscale arriva al Sud e precisamente a Catania.
“Finisce in carcere – insieme a due imprenditori, un commercialista e un cancelliere – il presidente di sezione della Commissione tributaria provinciale di Catania, il giudice Filippo Impallomeni. Il magistrato avrebbe usato per anni le auto della concessionaria di Giuseppe Virlinzi, fratello di uno dei più grossi immobiliaristi della città, in cambio di decisioni favorevoli, per un risparmio sulle tasse di 800mila euro”.
Un’indagine che passa anche da Roma e ad oggi conta circa 20 contenziosi sotto indagine e l’arresto di giudici, avvocati, commercialisti, imprenditori e professori universitari. Le inchieste sono destinate ancora ad estendersi a macchia d’olio e certamente non fanno bene alle casse erariali.
Tra mazzette, truffe e sprechi nella spesa pubblica lo Stato oggi subisce un danno erariale superiore a 4miliardi di euro. A renderlo noto il Rapporto annuale della Guardia di Finanza. Secondo i dati raccolti dalle Fiamme Gialle sono stati assegnati in maniera illegale nel 2015 appalti pubblici per oltre un miliardo, quasi un terzo del totale.
Aumentano anche gli evasori fiscali totali e sono stati denunciati per reati fiscali 13.665 soggetti, 104 dei quali arrestati. Dal Rapporto annuale emerge inoltre che sono stati sequestrati 576 apparecchi automatici da gioco e 1.224 postazioni di raccolta di scommesse clandestine. Senza dimenticare gli oltre 390 milioni di prodotti contraffatti e pericolosi, per un valore stimato di circa 3 miliardi che sono stati sequestrati.