ROMA (WSI) – Gli amici raccontano che suona la chitarra e ama le arrampicate in montagna. Scalare le vette della spesa sarà un’esperienza nuova. Lo scenario è da brivido. I temerari possono osservarlo a pagina 29 dell’ultimo aggiornamento del documento di finanza pubblica.
Lo Stato italiano quest’anno è costato 807 miliardi, l’anno prossimo il conto salirà a 812, nel 2017 a 854. Da ieri Carlo Cottarelli ha il compito di mettere sotto controllo una spesa che tuttora vale metà di quel che produce l’intera economia. La spesa per interessi sul debito (ieri Eurostat ha certificato un nuovo record al 133,3%) quest’anno vale 83 miliardi.
Pensioni e sanità assorbono più di metà delle risorse, rispettivamente 255 e 111 miliardi. Nella spesa sanitaria ci sono margini per risparmiare (soprattutto sugli acquisti) ma la sfida è nell’altra metà del cielo, il costo della macchina pubblica.
I dettagli su come Cottarelli intende procedere arriveranno il 13 novembre, quando presenterà al premier programmi e obiettivi. Per avere qualche indizio occorre scorrere l’agenda di ieri.
Dopo gli incontri di rito con il ministro e il Ragioniere dello Stato il neocommissario ha voluto vedere Piero Giarda. Non il predecessore Enrico Bondi – che pure alla materia si era dedicato con una certa perizia – bensì l’ex ministro per i Rapporti con il Parlamento.
Perché? La risposta è in un rapporto di 295 pagine che il professore milanese ha depositato a marzo, poco prima di lasciare Palazzo Chigi. Un’analisi che somiglia alla mappatura di un grande fiume, uno studio che cerca di spiegare come aggredire una spesa che dal centro alla periferia produce troppo spesso sovrapposizioni e inefficienze.
A titolo di esempio – ma la scelta degli esempi non è mai per caso – i primi capitoli del rapporto analizzano la spesa di Arma dei Carabinieri, Polizia, Vigili del Fuoco e Capitanerie di porto.
Ebbene, Giarda è giunto alla conclusione che le spese di queste quattro strutture «sono significativamente più elevate, a parità di condizioni, nelle Province o nelle Regioni di minori dimensioni demografiche».
Il tema è delicato perché chiama in causa il più irrinunciabile dei servizi ai cittadini, ma quel servizio – dice il rapporto – potrebbe essere garantito persino meglio a costi più contenuti: basti dire che Polizia e Carabinieri costano rispettivamente 6,7 e 7,2 miliardi l’anno. Stessa cosa dicasi per le Prefetture o i cosiddetti trasferimenti alle imprese: trenta miliardi equamente divisi fra Stato ed enti locali, almeno cinque dei quali destinati alle Ferrovie e solo in minima parte alle imprese private. O ancora le famigerate Province: il solo dimezzamento – non la loro completa abolizione – vale tra i 370 e i 535 milioni di euro l’anno.
Giarda era giunto alla conclusione che nella montagna della spesa ci fossero almeno cento miliardi «potenzialmente aggredibili». La legge di Stabilità si pone l’obiettivo entro il 2017 di ridurre la spesa di 10 miliardi, pena il
taglio degli sconti fiscali alle famiglie. È lo stesso obiettivo che Bondi si era posto per quest’anno, salvo dover lasciare il lavoro a metà. È probabile che Cottarelli si prefigga nel medio periodo un obiettivo simile. Per raggiungerlo avrà a disposizione un contratto triennale al riparo dallo spoil system, uno stipendio vicino al tetto previsto per le alte burocrazie (294mila euro lordi annui), una squadra di funzionari del Tesoro e poteri molto più ampi di quelli concessi a Bondi. Potrà disporre ispezioni, accedere a banche dati, mettere mano perfino nei bilanci delle partecipate dei Comuni, se non quotate. Il primo passo l’ha fatto da sé rinunciando all’auto blu.
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