L’ipotesi di una tassa patrimoniale è tornata a circolare a fine novembre, in seguito alla presentazione di un emendamento alla Manovra da parte di Matteo Orfini (Pd) e Nicola Fratoianni (Leu), presto sconfessato dai principali partiti della maggioranza di governo. Poche, dunque, le chance che la patrimoniale possa essere integrata alla Legge di Bilancio, data la contrarietà di M5s e dello stesso Pd.
Patrimoniale, gli obiettivi
Al di là della proposta Orfini/Fratoianni, la tassa patrimoniale consiste in un prelievo calcolato sulla base della ricchezza: tende a colpire i ceti più abbienti della popolazione in modo da estrarre risorse economiche da “chi ha di più”.
Di norma, questo genere di imposte possono avere propositi di equità sociale generale – tendono a correggere le diseguaglianze colpendo i più ricchi – oppure di carattere emergenziale – in seguito a una esigenza straordinaria si chiede un contributo a chi è economicamente meno vulnerabile. Ad esempio, furono introdotte in Italia tasse di questo tipo in seguito alle due Guerre mondiali.
I dubbi sulle patrimoniali
I critici delle imposte patrimoniali, in genere, sollevano due tipi di obiezione. La prima è che il patrimonio che si andrebbe a tassare è stato accumulato avendo già pagato le imposte – che, lo ricordiamo, agiscono con progressività per colpire di più i redditi più alti. Tassare e ritassare i cittadini che guadagnano di più, pertanto, non sarebbe equo.
In secondo luogo, potrebbe essere anche controproducente. Infatti, tassare i patrimoni potrebbe scoraggiare gli investimenti; oppure, nel caso peggiore, incentivare il trasferimento all’estero dei soggetti più facoltosi.
I due emendamenti sulla patrimoniale, in sintesi
Nello specifico, la proposta Fratoianni/Orfini, sintetizza il Sole 24 Ore, prevede l’abolizione dell’Imu e dell’imposta di bollo sui conti correnti e di deposito titoli, per sostituirle con un’aliquota progressiva minima dello 0,2% “sui grandi patrimoni la cui base imponibile è costituita da una ricchezza netta superiore a 500 mila euro e fino a 1 milione di euro” per arrivare al 2% oltre i 50 milioni di euro e al 5% oltre il miliardo.
Alla proposta Fratoianni/Orfini ne è seguita un’altra (firmata dai parlamentari Fornaro, Epifani, Bersani, De Lorenzo, Pastorino, Stumpo, Muroni e Palazzotto) che si limiterebbe a un contributo di solidarietà applicato ai “contribuenti con una ricchezza netta superiore a 1,5 milioni di euro, escludendo dal calcolo l’abitazione principale così come definita dalla normativa Imu. L’aliquota prevista è dell’1% da versare entro il 30 novembre 2020”.
La patrimoniale occulta
Secondo la Cgia di Mestre sono già una quindicina le imposte patrimoniali che gli italiani sono costretti a pagare ogni anno. Secondo quanto calcolato sulla base dei dati relativi al 2017, tra l’Imu, la Tasi, l’imposta di bollo, il bollo auto, etc., sono stati versato al fisco 45,7 miliardi di euro, un valore pari al 2,7% del Pil.