Sui campi di calcio le squadre inglesi da qualche anno dominano i campionati internazionali. Anche dal punto di vista giro d’affari, secondo le ultime Deloitte Money League si piazzano in cima alle classifiche. Ma oggi è arrivata la notizia che mostra il lato opposto della medaglia e che non sono così virtuose dal punto di vista fiscale: le squadre di calcio della Premier League dal 2015 hanno evaso tasse per 470 milioni di sterline (534 milioni di euro). Nel dettaglio, sarebbero stati elusi i tributi relativi al lavoro e l’IVA sulle commissioni pagate ai procuratori.
Lo sostiene Tax Policy Associates, una società di consulenza senza scopo di lucro fondata dall’ex avvocato di Clifford Chance Dan Neidle, secondo la quale i club della massima serie e di quelli inferiori hanno evitato di pagare le tasse all’HM Revenue and Customs, l’ente locale che si occupa della riscossione, attraverso la costruzione di contratti artificiali.
Il rapporto di Tax Policy Associates si è concentrato sulla cosiddetta doppia rappresentanza, in cui i procuratori di calcio che rappresentano i giocatori durante le trattative contrattuali e di trasferimento sono pagati per agire sia per il club che per il giocatore. Ma i tributi sul lavoro e l’IVA, nonostante i club paghino solitamente la metà degli onorari degli agenti, come è prassi corrente, anche se sono dipendenti e lavorano per conto del giocatore, sono stati elusi. Nei casi invece in cui gli stessi giocatori hanno pagato per intero la quota del proprio agente, avrebbero dovuto pagare tasse in misura corretta all’HMRC.
L’HMRC ha confermato in una dichiarazione che sta investigando su un “certo numero di casi”, ma ha rifiutato di entrare in ulteriori dettagli. Ha però specificato che, dal 2015, da tutte le aree fiscali dell’industria del calcio ha recuperato 573 milioni di sterline che altrimenti non sarebbero stati pagati.