Dopo tre anni di blocco degli aumenti delle aliquote, da quest’anno i Comuni hanno potuto rincarare le imposte locali. Ma a conti fatti di quanto sono stati questi rincari? A rilasciare una fotografia chiara la seconda rilevazione del Servizio Politiche Territoriali UIL, aggiornata al 26 Luglio, sulle tre maggiori imposte e tasse dei Comuni (IMU/TASI, IRPEF Comunale e TARI), secondo cui non sono molti i Municipi che stanno rivedendo le aliquote e le tariffe, ma si tratta comunque di ritocchi di peso.
In merito all’Imu e alla Tasi, le aliquote sono state quest’anno riviste al rialzo in oltre 215 Comuni, tra cui 4 Città capoluogo (Torino, La Spezia, Pordenone e Avellino). In particolare, ad Avellino l’aliquota per le seconde case e altri immobili tra IMU/TASI sale dal 10,5 per mille al 10,6 per mille; a Torino si sono modificate alcune aliquote e, in particolare, quella sulle case affittate a canone concordato sale dal 5,75 per mille al 7,08 per mille, mentre quella a canone libero dall’8,6 per mille al 9,6 per mille; a La Spezia, sempre sulle case affittate a canone concordato, l’aliquota sale dal 4,6 per mille al 6 per mille; a Pordenone sui negozi sfitti l’aliquota sale al 10,6 per mille dall’8,85 per mille.
Per l’addizionale comunale Irpef invece, qui gli aumenti, dice la Uil sono più gettonati. Su 4.078 Comuni, che hanno comunicato le loro scelte sul sito del Ministero dell’Economia, 566 (il 14% del totale) ha scelto di aumentare le aliquote e di rimodulare le esenzioni abbassandone la soglia, tra questi 7 Città capoluogo di provincia (Mantova, Rimini, Barletta, Avellino, Trapani, Lecce e Carrara).
Infine per la Tari, la tassa sui rifiuti, dalla rilevazione su una famiglia con abitazione di 80 mq e quattro componenti emerge che, nel 2019 la TARI aumenta in 44 Città capoluogo di Provincia (4 Città su 10), tra cui Catania, Torino, Genova, Trieste e Napoli; rimane stabile in 26 città, tra cui Milano, Roma, Bologna; diminuisce in 35 città, tra cui Cagliari, Firenze e Venezia. In valori assoluti, il costo maggiore si registra a Trapani con 550 euro medi l’anno a famiglia; a Benevento se ne pagano 492 euro; ad Agrigento 470 euro; a Reggio Calabria e Salerno 461 euro.
Dopo tre anni di blocco delle imposte locali, spiega Ivana Veronese – Segretaria Confederale UIL, vi è una ripresa ad aumentare la pressione fiscale a livello locale. Riteniamo fondamentale riprendere il cammino delle riforme e completare il percorso del decentramento amministrativo e fiscale (federalismo amministrativo e fiscale), che si è bloccato negli ultimi anni. Così come va semplificato il meccanismo, riunendo in un’unica imposta l’IMU e la TASI, tanto più che le due imposte agiscono sulla stessa base imponibile. Occorre dare una “scossa” alla nostra economia e l’unica via è quella di ridare un po’ di fiato ai salari e alle pensioni. La riforma del fisco, conclude Ivana Veronese, di cui tanto si parla in questi giorni, deve partire da un punto chiaro e ben preciso: meno tasse, a tutti i livelli, su salari e pensioni, per rilanciare il potere d’acquisto.