I comuni italiani hanno una bella gatta da pelare che si chiama buco di bilancio. Ad alimentarlo soprattutto le tasse dovute e non pagate dai contribuenti sulle seconde case come Imu e Tasi o sui rifiuti come la Tari che insieme valgono oltre cinque miliardi l’anno.
I conti sono quelli snocciolati da Ca’ Foscari e riferiti ai dati più recenti resi disponibili dal ministro dell’Interno per cui sulla base di questi numeri gli enti locali in dissesto sono circa trenta all’anno e tutti chiedono l’assistenza dello Stato perché non sono più in grado di pagare i creditori o non riescono a fornire i servizi essenziali. Sono invece di più, quasi 50 all’anno i pre-dissesti, in cui un Comune ha molti parametri fuori linea ma cerca di evitare il commissariamento. I casi più eclatanti si trovano al Sud, come in Sicilia o Calabria, dove quasi un terzo degli enti è in queste difficoltà, in Campania un quinto. Reggio Calabria e Messina soffrono situazioni difficilissime da quasi un decennio.
Il problema risiede nel fatto che tanti residenti ignorano le tasse locali, confidando nell’incapacità di riscuoterle. Così il 27% dell’Imu in Sicilia viene evaso così il 24% in Calabria secondo uno studio dell’Osservatorio su Finanza e contabilità degli enti locali del Viminale. Stesso destino per la Tari, la tassa sui rifiuti che nel Lazio viene evaso il 58% del gettito o 137 euro per abitante, il 57% in Calabria e in Campania il 57% e il 25% in Lombardia. Certo è che ci sono italiani che causa la loro capacità finanziaria non possono pagare ma c’è anche chi può e non lo fa. Come scrive il Corriere della Sera, Corriere della Sera, aspettano i condoni, quelli arrivano sempre.