Economia

Tassi BCE: la prossima mossa del 2024 sarà il pivot

La Presidente della BCE Christine Lagarde, durante la riunione della scorsa settimana, era stata molto chiara nel rifiutare qualsiasi discussione su eventuali tagli dei tassi, ma i suoi avvertimenti sono in gran parte caduti nel vuoto dopo pochi giorni, con il mercato che continua a prezzare un massiccio accomodamento prima di giugno 2024 (i mercati monetari scontano una probabilità del 50% di un primo taglio dei tassi di 25 punti base a marzo), data più probabile per la maggior parte degli analisti e dei membri del Board BCE.

Ad avvalorare questa posizione nella prima mattinata di oggi sono arrivate dalla radio France Inter le parole di François Villeroy de Galhau, membro francese del Consiglio Direttivo della BCE, che ha confermato la fine della stretta monetaria e ha ribadito l’impegno di Francoforte di riportare a un livello stabile l’indice dei prezzi della zona euro:

“tra l’aumento dei tassi, che, salvo sorprese, è finito, e il taglio, che dovrebbe avvenire nel 2024, esiste una pausa. La Banca Centrale Europea dovrebbe tagliare i tassi ad un certo punto nel 2024, dopo averli mantenuti a un livello elevato del 4% abbastanza a lungo da abbattere l’inflazione. Voglio insistere su questa pazienza, su questo plateau, perché se tagliassimo i tassi troppo presto rischieremmo di ricadere nella malattia dell’inflazione. Il rimedio è efficace, non è sempre piacevole, ma essere sulla buona strada per battere l’inflazione è un’ottima notizia per i francesi, per il potere di spesa e per la crescita economica. I tassi di interesse hanno avuto un ruolo nel rallentamento dell’economia, ma c’è una sorta di atterraggio morbido. Ora dobbiamo essere proporzionati nella fissazione dei tassi di interesse: stabilità e taglio probabilmente nel 2024”, ha sottolineato.

Il governatore della Banca di Francia ha poi aggiunto che la BCE taglierà i tassi sulla base dei dati e indipendentemente da qualsiasi mossa della Federal Reserve americana. A proposito di dati, Villeroy de Galhau ha ribadito alla radio che l’inflazione dovrebbe scendere al 2% al più tardi entro il 2025:lo dirò molto chiaramente stamattina: questa non è solo una previsione, è un impegno. Riporteremo l’inflazione al 2% da qui al 2025 al più tardi. L’inflazione è stata la preoccupazione numero uno per i francesi e sta iniziando a diminuire”.

E la conferma di Eurostat, con la lettura finale della stima flash del 30 novembre scorso sull’indice dei prezzi al consumo dell’Eurozona di novembre, ritoccato al ribasso a -0,6% su base mensile dal precedente +0,1%, un dato migliore delle stime del consenso di -0,5%, gli danno ragione. A livello tendenziale, l’indice dei prezzi al consumo in area euro è sceso al 2,4% su base annuale, in linea con l’aspettativa di mercato, dal 2,9% di ottobre e dal 10,1% di novembre 2022. Flette anche l’inflazione core, al netto cioè di cibo, alcolici, tabacchi ed energia, al 3,6% dal 4,2% di ottobre e dal 5% di novembre 2022. Nell’UE i prezzi al consumo sono aumentati del 3,1%, in decelerazione rispetto al 3,6% di ottobre e all’11,1% di novembre 2022.
I tassi annui più bassi si sono registrati in Belgio (-0,8%), Danimarca (+0,3%) e Italia (+0,6%); i più alti in Repubblica Ceca (+8%), Ungheria (+7,7%), Slovacchia e Romania (entrambi +6,9%). Tra i componenti dell’inflazione nell’area euro, cibi, alcol e tabacchi hanno pesato per +1,37 punti percentuali, mentre l’energia ha inciso in negativo, sottraendo ai rincari 1,41 punti percentuali; i beni industriali non energetici hanno aggiunto 0,75 punti percentuali e i servizi +1,69 punti percentuali.

A smorzare l’entusiasmo di mercati e Villeroy de Galhau sono prontamente arrivate le parole del membro lituano del Consiglio direttivo della Banca Centrale Europea, Gediminas Simkus: “Penso che le aspettative del mercato siano troppo ottimistiche”.