I tassi di interesse potrebbero rimanere ai minimi storici “per sempre”. È il parere di Julian Howard, direttore degli investimenti delle soluzioni multi-asset di GAM Investments, che in un’intervista alla CNBC ha spiegato come nonostante. la recente corsa alla normalizzazione della politica da parte di molte delle banche centrali del mondo, sia “del tutto coerente storicamente parlare di tassi bassi per sempre”.
Tassi di interesse, ai minimi ancora a lungo
A supporto della sua tesi, Howard ha citato una ricerca dell’economista Paul Schmelzing, pubblicata nel 2020, quando era visiting scholar presso la Bank of England. Il paper, che ha esaminato i tassi di interesse a livello globale risalenti dal 1300, ha identificato una tendenza al ribasso, con Schmelzing che prevede che “i tassi reali possano presto entrare permanentemente in un territorio negativo”.
Howard ha affermato che il costo del denaro prossimo allo zero che abbiamo visto negli ultimi anni sia da inquadrare in una tendenza storica di rendimenti che scendono per un lungo periodo di tempo”.
A complicare le cose, secondo l’esperto, ci ha pensato il danno economico causato dalla pandemia di coronavirus e dai cambiamenti climatici, che dovrebbe avere un “effetto molto, molto negativo sui tassi di interesse”.
“Non esiste un contesto in cui una banca centrale sarà in grado di normalizzare tassi di interesse, come è successo negli anni ’90”, ha spiegato Howard, aggiungendo che, a suo avviso, la Federal Reserve inizierà ad aumentare i tassi di interesse solo nella seconda metà del 2022, come alcuni membri della stessa banca centrale Usa hanno fatto capire.
Tassi bassi: c’è rischio bolla
Finora la FED ha adottato sui tassi di interesse una politica wait and see. Un atteggiamento attendista, dunque, che, secondo Morgan Stanley, starebbe incrementando il rischio-bolla sui mercati. La differenza fra i tassi dei fondi federali e il tasso di crescita dei prezzi al consumo, infatti, ha raggiunto il suo massimo storico – in 60 anni di dati disponibili.
La Fed, da parte sua, non ha dato segnali chiari sul rialzo dei tassi limitandosi a proiettare la fine del piano di acquisti alla meta del 2022. Ciò implicherebbe che i tassi resteranno fermi almeno fino a giugno, mentre ci si augura che le pressioni inflazionistiche andranno scemando assieme ai colli di bottiglia sull’offerta di vari prodotti.