LONDRA (WSI) – Con gli investitori che per la prima volta sono disposti a pagare pur di godere del privilegio di detenere per dieci anni il debito del Giappone, in pochi si sorprenderebbero dal vedere i tassi sui Bund decennali tedeschi, che al momento scambiano intorno allo 0,13%, scendere in territorio negativo anch’essi.
Già metà del mercato dei Bond europei rende così poco che per la Bce non ha nemmeno senso comprare quei titoli nell’ambito del suo programma di Quantitative Easing. Un titolo obbligazionario che renda meno del tasso di deposito (al -0,3% fino al 10 marzo quando dovrebbe essere portato da Mario Draghi al -0,4%) è fuori dalla portata dell’istituto centrale.
Quello che la Bce farà alla prossima riunione di politica monetaria è cruciale. Gli investitori sono pronti a scommettere su un potenziamento del programma di stimolo monetario straordinario, che prevede l’acquisto di titoli di Stato e altri asset al ritmo di 60 miliardi di euro al mese.
Il ritorno di una fase di deflazione dopo cinque mesi di tempo, confermato dagli ultimi dati macro di febbraio in area euro, significa che il tasso di deposito – ovvero gli interessi che pagano le banche per depositare i propri soldi presso l’istituto centrale di Francoforte – dovrebbe calare ancora.
Si pensi soltanto a quanto terreno dovranno recuperare i prezzi dei Bond se la Bce per esempio comprerà titoli che rendono anche meno del -0,4 o -0,5%?
Il mercato ci dice che non prevede che l’inflazione raggiunga l’1% nei prossimi cinque anni in Eurozona. È una previsione che sembra molto pessimistica, dice Katie Martin del Financial Times, in particolare se i prezzi del petrolio finiranno per stabilizzarsi, come sembra, anche se non dovrebbe accadere prima del 2017.
I Bund sono richiestissimi. L’andamento insolito del mercato del reddito fisso della Germania è il riflesso del nervosismo che aleggia nei mercati per via del rallentamento della crescita economica cinese, della paura che la Federal Reserve abbia imposto una stretta monetaria troppo presto e dei timori legati alla possibile uscita del Regno Unito dall’Unione Europea.
“I tassi scenderanno molto probabilmente sotto zero e ci rimarranno per un po’”, secondo il Financial Times, ma bisognerà fare attenzzione a non rimanere bruciati. Rapidamente come sono scesi, allo stesso modo possono risalire. È già successo, l’anno scorso.
Attenzione a non rimanere bruciati
La situazione è difficile da spiegare a chi non se ne intende di economia e finanza. Gli investitori dovrebbero comprare titoli sicuri per evitare il rischio di incassare perdite con scommesse che comportano maggiori pericoli. Ma fare la coda per assicurarsi una perdita assicurata su un titolo sicuro sembra uscire da ogni reame di logica sensata.
Il fatto è che non siamo in tempi “normali”. Già ad aprile dell’anno scorso i tassi sui Bund decennali avevano sfiorato lo zero, complice il varo del programma di QE sopra citato. Dallo 0,5% di inizio 2015 i rendimenti sono scesi fino ai minimi dello 0,048% di aprile.
La corsa dei prezzi dei Bond e la caccia ai Bund sicuri sembrava inarrestabile ma a un certo punto, improvvisamente, si è fermata. Sopratutto una volta che le paure che il mondo avrebbe finito i bond a disposizione sono rientrate. I tassi sono così risaliti in poco più di un mese all’1%. Secondo il Financial Times deve servire da lezione a chi si sta buttando a capofitto nel debito tedesco o giapponese che rende poco o meno di zero.
Fonte: Financial Times