Ci sono gia’ dei segnali che il taglio ai tassi d’interesse effettuato a sorpresa dalla Federal Reserve il 3 gennaio scorso stia dando risultati.
L’evidenza del rallentamento dell’economia continua, ma ci sono almeno delle speranze che l’intervento della banca centrale mettera’ un freno a questa discesa e di conseguenza al calo dei mercati azionari.
Se si aggiunge la probabilita’ di un taglio fiscale, l’economia ha una possibilita’ di ripresa sostanziale.
Ci sono vari indicatori finanziari e economici che lasciano sperare nel miglioramento delle condizioni economiche per i mesi futuri e la reazione dei mercati al taglio dei tassi iniziale suggerisce che la Fed non dovra’ dopo tutto apportare tagli cosi’ significativi nei mesi a venire.
Innanzitutto i mercati finanziari stanno andando meglio. Dall’intervento della Fed, ad esempio, il differenziale sul rendimento del debito speculativo e’ sceso significativamente. L’indice S&P sul credito di livello speculativo e’ calato a 937,6 punti dai 1074 punti del giorno precedente i tagli ai tassi.
Cio’ significa che gli investitori sono meno avversi al rischio e che dal punto di vista pratico si abbassa il costo del capitale per le societa’ che emettono nuovo debito ad alto rendimento.
Levi-Strauss, ad esempio, dopo aver avuto difficolta’ qualche tempo fa ad emettere $300 milioni di debito, non solo e’ riuscita a vender le obbligazioni, ma ha aumentato l’offerta a 4500 milioni.
Allo stesso modo Smurfit-Stone Container ha aumentato l’offerta da $500 milioni a $1,05 miliardi e MGM Mirage da $300 milioni a $400 milioni.
La scorsa settimana, poi, si e’ giunti a un record nell’emissione del debito per l’investimento.
Le societa’, cioe’, prendono a presto fondi sul mercato dei credito in un momento in cui i tassi d’interesse stanno scendendo e il differenziale sul rendimento e’ ridotto e questo denaro tornera’ a circolare quando le aziende opereranno gli investimenti.
Altri segnali che le condizioni finanziarie si stanno semplificando si possono trovare nell’andamento del mercato azionario.
Il Nasdaq composite, ad esempio, e’ cresciuto quasi del 21% dal taglio dei tassi e lo S&P 500 ha guadagnato il 4,9%.
Sebbene questi aumenti siano molto modesti rispetto alle recenti perdite, rappresentano comunque circa $1.000 miliardi e forniscono il segnale che la fiducia sia tornata sul mercato – elemento fondamentale in un clima negativo.
Ci sono poi due indicatori economici che segnalano che l’economia ha rallentato la contrazione e che potrebbe rafforzarsi nei mesi a venire.
Le richieste per il rifinanziamento dei mutui hanno raggiunto nelle ultime settimane livelli record, con l’indice della Mortgage Bankers Association -per la settimana terminata il 12 gennaio – in crescita del 78% dopo essere aumentato del 107% la settimana precedente. L’indice dei rifinanziamenti e’ in rialzo del 400% rispetto al mese scorso. I consumatori, quindi, si trovano a disporre di nuova liquidita’ da spendere.
Le implicazioni dell’aumento dell’attivita’ di rifinanziamento va al di la’ degli effetti economici. Piu’ i consumatori mostrano una risposta al calo dei tassi, meno la Federal Reserve dovra’ operare tagli ulteriori.
Naturalmente una risposta piu’ contenuta da parte dei consumatori significa tagli piu’ sostanziosi ai tassi per ravvivare l’economia.
In Giappone, ad esempio, la mancanza di reazione ai tagli dei tassi ha fatto scendere i tassi d’interesse a zero.
Indipendentemente dai mutui, la spesa al consumo si e’ ripresa all’inizio di gennaio – anche se il primo mese dell’anno e’ considerato periodo di saldi per i commercianti – e la Fed dovrebbe tenerne conto.
E’ probabilmente pero’ troppo presto per prevedere un miglioramento duraturo.
Dopo mesi di debolezza, in dicembre e in gennaio la liquidita’ monetaria e’ poi aumentata considerevolmente.
A Washington, pero’, l’elemento fondamentale rimane la riduzione fiscale. I leggeri segnali di una ripresa economica rimangono infatti intangibili al grande pubblico a causa dell’ammontare di notizie negative sull’economia.
E’ ancora presto, ma ci sono gia’ i germogli di una ripresa economica. Il mercato necessita solo della speranza che la combinazione di stimoli monetari e fiscali annullera’ le ripercussioni dello scoppio della doppia bolla, quella finanziaria e d’investimento.
*Tony Crescenzi e’ amministratore delegato del sito Bondtalk.com e capo analista per i “capital markets” presso la boutique finanziaria di New York, Miller & Tabak.