Tassi Usa: mentre cresce attesa sul dato sull’inflazione, Powell raffredda attese di un taglio
Niente da fare. Le speranze di un taglio dei tassi Usa sembrano, almeno per ora, messe da parte. A raffreddare ogni aspettativa, ci ha pensato ieri Jerome Powell, presidente della Federal Reserve, che, intervenuto a un evento bancario ad Amsterdam, ha spiegato che nel primo trimestre c’è stata una mancanza di progressi sull’inflazione e questo indica che la Fed deve essere paziente.
Prezzi alla produzione corrono più della attese
D’altronde i dati macro sull’andamento del prezzi negli Stati Uniti lasciano pochi margini di incertezza. Mentre oggi si attende con ansia il dato sull’inflazione di aprile, ieri la pubblicazione dell’indice dei prezzi alla produzione statunitensi ha scattato una fotografia già vista, quella di un ciclo economico caratterizzato da un aumento dei prezzi difficile da debellare. E che sta spingendo alcuni economisti a prevedere un periodo di stagflazione.
L’indice dei prezzi alla produzione (Ppi) per la domanda finale è salito dello 0,5% il mese scorso, dopo un calo dello 0,1% rivisto al ribasso a marzo. Si tratta di aumento superiore alle attese: gi economisti intervistati da Reuters avevano previsto un aumento dello 0,3%, dopo il precedente rialzo dello 0,2% di marzo. Nei 12 mesi fino ad aprile, l’indice Ppi è salito del 2,2% dopo una crescita dell’1,8% a marzo.
Per quanto riguarda invece le attese sull’inflazione di aprile, le attese sono per un incremento annuale del 3,4% in rallentamento rispetto al 3,5% ma ben sopra il target della FED del 2%. Su base mensile, la crescita attesa dovrebbe attestarsi intorno allo 0,4%, come successo a marzo.
FED: tassi fermi a lungo più delle attese
Ma torniamo a Powell. Nel suo intervento all’assemblea generale annuale dell’Associazione dei banchieri stranieri ad Amsterdam, il governatore della banca centrale Usa ha osservato che il rapido raffreddamento dei prezzi, che si è verificato nel corso del 2023 è rallentato considerevolmente quest’anno e ha causato un ripensamento della direzione in cui è diretta la politica monetaria.
“Non ci aspettavamo che questo fosse un percorso agevole. Ma queste [letture dell’inflazione] sono state più alte di quanto credo ci si aspettasse”, ha detto Powell. “Ciò ci fa pensare che dovremo essere pazienti e lasciare che la politica restrittiva faccia il suo lavoro”. E ancora più chiaramente ha spiegato: “Credo che si tratti di mantenere la politica al tasso attuale più a lungo di quanto si pensasse”.
Unica notizia positiva. Powell ha anche ribadito che non si aspetta che la Fed aumenti i tassi, ferma dalla scorsa estate nel range tra il 5,25%-5,5%, il livello più alto da circa 23 anni.
“Non credo sia probabile, sulla base dei dati in nostro possesso, che la prossima mossa che faremo sarà un rialzo dei tassi”, ha dichiarato. “Penso che sia più probabile che ci troveremo in una posizione in cui manterremo il tasso di riferimento al livello attuale”.
A confermare dunque un rinvio a data da destinarsi del primo taglio dei tassi, ci ha pensato anche il Presidente della Federal Reserve Bank di Kansas City, Jeffrey Schmid.
“La politica è nel posto giusto e con pazienza siamo sulla strada per raggiungere i nostri obiettivi politici”, ha detto, confermando che “nulla è certo e sono necessarie una vigilanza e una flessibilità continue”. E ha poi aggiunto: “Nel corso del tempo, mi aspetto che l’inflazione si riporti verso l’obiettivo del 2% della Fed”.
Effetti sul mercato valutario
La politica monetaria delle banche centrali continua a esercitare la sua influenza predominante sull’animato palcoscenico valutario. Come nota Roberto Gusmerini, Head of Dealing Ebury Italia:
“il dollaro americano ha mostrato un apprezzamento significativo nel corso dell’anno, anche se di recente ha assistito a un arresto del rally, allentando parte dei guadagni nei confronti delle valute principali. Le recenti dichiarazioni della Fed hanno delineato un approccio più cauto e accomodante, aumentando l’asticella per l’ipotesi di rialzi futuri dei tassi negli USA. Inoltre, un rallentamento della crescita economica e un mercato del lavoro non più così fervido negli Stati Uniti hanno riportato sul tavolo delle discussioni la possibilità di tagli dei tassi anticipati a settembre, mentre il mercato sconta due tagli entro la fine dell’anno”.
Questa mattina, l’euro si mostra sostanzialmente stabile sui mercati valutari internazionali. La moneta europea vale 1,0824 dollari (+0,05%) e 169,19 yen (-0,04%).