LONDRA (WSI) – I dipendenti di Tata sono increduli. La casa indiana dell’acciaio ha confermato il taglio di 1.200 posti di lavoro nel Regno Unito.
Tata possiede la maggioranza degli impianti che prima appartenevano al leader del paese British.
I due stabilimenti scozzesi e quello di Scunthorpe, in attività da 151 anni, Lincolnshire, saranno i siti colpiti dai licenziamenti.
Ne dà notizia il Guardian rilevando che questa perdita di posti di lavoro si aggiunge ad altri tagli già effettuati da Tata e dal fallimento della SSI UK, controllata dall’azienda thailandese Sahaviriya Steel Industries, che ha determinato recentemente la perdita di altri 2.200 posti di lavoro.
La questione non è solo legata al Regno Unito ma è globale ed è determinata dalla crisi delle materie prime. A concederlo è uno dei dirigenti della stessa Tata.
“Sono momenti molto difficili – ha detto dopo aver parlato ai dipendenti di Scunthorpe Bimlendra Jha, presidente esecutivo del business Long Products in Europa – non solo per Tata Steel, ma per tutto il settore manifatturiero britannico”.
“È chiaramente una battaglia per il futuro dell’industria in Gran Bretagna e dobbiamo agire all’unisono per poter combattere insieme”.
“Nella culla della Rivoluzione Industriale, non voglio che la Gran Bretagna sia il primo paese a chiudere la porta al manifatturiero”. Secondo i rappresentanti della comunità di Dalzell, uno dei due siti scozzesi a venire colpito dai tagli “è da due anni che il governo è stato messo al corrente della crisi in atto”. Lo ha dichiarato John Clark al Guardian.
È in gioco il futuro del settore dell’acciaio, non solo dei dipendenti che hanno perso il loro posto di lavoro. Gli affari di Tata Steel sono stati duramente colpiti dalla concorrenza cinese a basso costo, che rende poco conveniente produrre acciaio in Gran Bretagna per i settori dei trasporti e delle costruzioni.
(DaC)