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Taxi: Antitrust esorta Roma, Milano e Napoli ad “adeguare numero licenze alla domanda”

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La situazione dei taxi nelle principali città e comuni italiani finisce nel mirino dell’Antitrust. Una segnalazione arrivata direttamente ai comuni di Roma, Milano e Napoli. A seguito di un’indagine relativa all’erogazione del servizio taxi, sono emerse diverse criticità, e tutte relative alla qualità e all’efficienza del servizio.

L’Antitrust richiede da parte tre comuni di migliorare l’erogazione, anche a fronte di una grave problematica riscontrata nel caso delle licenze attive, la cui offerta è inadeguata rispetto alla domanda.

Antitrust, la gestione del servizio taxi è inadeguata

L’emergenza taxi non sembra migliorare, tanto che la stessa Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha dovuto ricordare ai Comuni la grave carenza in cui si trova uno dei principali mezzi di locomozione urbana. Già mesi fa il Governo stesso ha voluto disporre delle norme correttive sulla situazione, grazie al decreto Asset. Punto chiave è migliorare il numero delle licenze definitive, non solo nelle città metropolitane, ma anche in capoluoghi e comuni sede di aeroporti internazionali. Con misure quali la possibilità di imbastire un concorso straordinario aperto a nuovi operatori. E l’alleggerimento dell’iter procedurale per l’attivazione della licenza, togliendo inoltre l’opzione della cumulabilità delle licenze, uno dei motivi dietro gli scioperi di agosto.

Così anche l’introduzione di licenze temporanee, aggiuntive rispetto a quelle definitive, e soprattutto necessarie per far fronte all’inevitabile incremento della domanda che avviene sempre in concomitanza con grandi eventi o flussi turistici. Di durata non superiore a 12 mesi, sono rilasciabili solo a soggetti già titolari di licenze, che possono affidarle a terzi anche a titolo oneroso o gestirle in proprio. Tutto pur di mantenere l’offerta dei taxi in linea con una domanda che andrà a crescere nel corso dei prossimi anni, in vista delle Olimpiadi e del Giubileo.

Eppure ancora non ci siamo. Secondo l’Antitrust, nella sua indagine fotografa un contesto in cui a Roma il numero di licenze attive è pari a 7.962, a Milano 4.853 licenze, a Napoli 2.364 licenze attive. Per comprendere al meglio l’esiguità del numero, si stima che a Roma ci siano 2,8 licenze ogni 1.000 residenti, a Milano 3,5 licenze ogni 1.000 residenti, e a Napoli 2,6 licenze ogni 1.000 abitanti. Prendendo anche  i dati ISTAT relativi al 2021, due anni fa erano in circolazione 22.723 taxi nei capoluoghi di provincia. Praticamente meno della metà di quelli stimati dalle autorità londinesi.

Le richieste dell’Antitrust

Davanti a questo scenario che spesso stride rispetto ai casi esteri, l’Antitrust ha inviato ai Comuni di Roma, Milano e Napoli una segnalazione sulle criticità riscontrate nell’erogazione del servizio taxi. Come si legge sul comunicato stampa, a seguito dell’analisi e dalle risposte fornite dai Comuni “[…] è emersa una diffusa e strutturale inadeguatezza del numero delle licenze attive rispetto alla domanda del servizio taxi“. Ci sono infatti  un numero molto elevato di richieste inevase, e a questo si aggiungono anche i tempi burocratici, i cui tempi di attesa sono”[…] eccessivamente lunghi per l’erogazione del servizio“.

La stessa Antitrust vuole però che questa segnalazione sia anche un’esortazione per i comuni ad adottare “misure aggiuntive“, in un’ottica di efficientamento del servizio. Le proposte dell’Autorità sono diverse, come la regolamentazione dell’istituto delle doppie guide, ovvero la possibilità di far guidare il taxi ad un sostituto del titolare della licenza e della macchina. Essa è attualmente presente a Roma e a Milano ma non a Napoli.

Altra proposta è anche l’implementazione del taxi sharing così come l’efficientamento dei turni, per renderli più flessibili. Necessario, anzi essenziale, rimane l’esercizio di un monitoraggio, attivo ed efficace, relativi all’adeguatezza dell’offerta del servizio taxi e all’effettiva prestazione del servizio stesso. In questo l’Autorità è intransigente, e pretende che siano adottati “[…] adeguati meccanismi di controllo, i cui esiti dovranno essere adeguatamente pubblicizzati.“.

In conclusione, anche per stimolare il mercato e aprire alla concorrenza, l’Autorità richiede che si spinga anche oltre il tetto del 20% fissato n via straordinaria nel cosiddetto decreto Asset, “[…] adottando in tempi brevi i bandi di pubblico concorso per l’assegnazione delle nuove licenze.“.

Codacons: “Un semplice richiamo non basta”

La presa di posizione dell’Antitrust ha trovato sponda da parte di diverse associazioni, tra cui il Codacons, che da anni denuncia la carenza di taxi nelle principali città italiane. In particolare, l’associazione ha precisato come in alcune città, nelle ore notturne, “[…] il 42% delle chiamate degli utenti che necessitano di un taxi rimane senza risposta, percentuale che scende a circa il 30% all’ora di cena nei giorni feriali.“..

La risposta dell’Autorità è stata apprezzata dall’associazione. Ma, come precisa in un recente comunicato stampa la stessa associazione, urgono soluzioni più efficaci. Come ad esempio sanzionare i sindaci che non aumentano le licenze a fronte dell’inadeguatezza del servizio. Come afferma il presidente Carlo Rienzi:

“Un semplice richiamo non basta […] Dopo l’approvazione definitiva del Dl Asset che contiene semplificazioni e procedure più snelle per l’aumento delle licenze taxi, riteniamo che i sindaci che non aumentano le licenze vadano sanzionati e denunciati per i possibili reati di rifiuto di atti d’ufficio e interruzione di pubblico servizio”.