ROMA (WSI) – Piccoli azionisti dubbiosi sull’ingresso dei francesi di Vivendi in Telecom Italia, dopo l’uscita di scena di Telco nella compagnia di tlc. Il gruppo che fa capo al numero uno Vincent Bolloré entrerà ufficialmente nel capitale di Telecom, inizialmente con una partecipazione dell’8,3% (corrispondente alla quota di Telco), ma potrebbe salire anche al 15%, chiedendo due posti nel consiglio di amministrazione.
Asati, l’associazione dei piccoli soci di Telecom, ha emesso una nota in cui, si legge, “augura buon lavoro al presidente Bolloré, con l’auspicio che si apra una nuova fase per la società, di sviluppo, crescita e leadership tecnologica e di mercato”.
Traspare però anche lo scetticismo: “i piccoli azionisti nutrono qualche dubbio sugli obiettivi che Bolloré e la sua Vivendi intendono perseguire…Perché salire (come si apprende da notizie di stampa) fino al 15% in Telecom dopo avere venduto solo poco tempo fa tutte le partecipazioni nel settore Tlc? E’ casuale l’interesse dichiarato di Orange? E l’investimento della Caisse des Depots uscita allo scoperto nell’ultima assemblea ? E quale sarà questa volta l’atteggiamento di Mediobanca, regista sia dell’Opa di Colaninno che dell’operazione Telco? E Generali che prima dichiara di voler dismettere un asset no core e poi afferma ‘vediamo’? E` proprio infondato il sospetto che si voglia costruire intorno a Vivendi un nuovo nucleo di controllo, una sorta di Telco 2?”
La metamorfosi – o inizio di metamorfosi – di Telecom Italia è stata siglata lo scorso 17 giugno, quando è stato stipulato l’atto di scissione di Telco; questo diventerà efficace nel momento della sua iscrizione nel Registro delle Imprese delle società beneficiarie, come ha reso noto la stessa Telco, in quello che è stato il suo ultimo cda.
Alla data di efficacia, le azioni ordinarie di Telecom Italia detenute da Telco – pari al 22,3% del capitale ordinario – verranno ripartite come segue: il 14,8% a Telefonica, il 4,3% a Generali, l’1,6% ciascuno a Mediobanca e Intesa Sanpaolo. A quel punto Vivendi diventerà il primo azionista di Telecom con l’8,3% del capitale di cui Telefonica si libererà, nell’ambito dell’operazione della vendita dell’operatore brasiliano Gvt.
E’ questione di giorni, in quanto a breve ci saranno l’iscrizione dell’atto di scissione di Telco presso i Registri delle Imprese di Milano e Trieste e lo scioglimento automatico del patto che legava i soci Telefonica, Intesa Sanpaolo, Generali e Mediobanca.
Vivendì punterà ancora più in alto? D’altronde non ci sono neanche molti ostacoli a un tale scenario, se si riprendono le parole proferite dal presidente di Telecom Giuseppe Recchi che, intervistato da Sky Tg24 lo scorso 18 giugno, ha detto: “Chi la compra oggi crede nel nostro piano industriale e nel management. Siamo una public company: chiunque può comprarci”.
E’ vero però che alla domanda su una presunta e già arrivata richiesta di Vivendi ad avere due posti, lo stesso Recchi aveva detto: “Non è arrivato nessun input, non abbiamo avuto contatti (al riguardo, ndr) e in genere comunque gli azionisti si vedono nei posti e nei momenti predisposti”.
Intanto, lo scorso 19 giugno, Carlo Messina, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, parlando a margine del Forum economico di San Pietroburgo, dopo lo scioglimento del Patto Telco, ha affermato che la dismissione della quota di Intesa Sanpaolo in Telecom Italia, pari all’1,6%, “per noi è certa”.
E su possibili contatti con Vivendi, Messina ha replicato: “No, non c’è nessun contatto, nè c’è interesse ad avere contatti”. (Lna)