La crisi dei mercati emergenti resta sotto i riflettori degli investitori, preoccupati per il futuro dell’Argentina, dove il peso è arrivato a dimezzare il proprio valore sul dollaro in quasi un mese. Per la valuta si mette male, con il Fondo Monetario Internazionale, dai cui soldi dipende la stabilità finanziaria della seconda potenza economica del Sudamerica, che ha esortato le autorità argentine a smettere di aiutare la valuta.
A Buenos Aires, il presidente argentino Mauricio Macri ha incontrato oggi i membri del suo governo, dei partiti che lo appoggiano, e alcuni tecnici economici per mettere a punto un pacchetto di misure anti-crisi che sono state annunciate nel corso della giornata. Tra queste l’innalzamento delle tasse, tagli al budget e controlli dei prezzi.
Al termine di una settimana di fuoco in cui il peso si è svalutato del 30% sul dollaro, costringendo la Banca centrale a elevare i tassi di interesse al 60% (i più alti al mondo), Macri chiede ora al Fondo monetario internazionale (Fmi) di liberare subito, e non via via, i 50 miliardi del prestito ‘stand by’ concesso all’Argentina, in cambio di un serrato piano di austerità.
La cosa preoccupante è che da quando è stato riferito degli aiuti dell’FMI la situazione non è migliorata sui mercati finanziari.
Delle notizie filtrate sui media ore prima dell’annuncio ufficiale indicano che l’Argentina cercherà di raggiungere già dal 2019 il livello di deficit zero dei conti pubblici, in modo da convincere Christine Lagarde ad essere “più generosa”.
I rumor vanno ad aggiungersi alle dichiarazioni del ministro del Tesoro Nicolas Dujovne, che, due giorni fa ha spiegato che l’Argentina avrebbe annunciato una nuova serie di misure economiche per ridurre il deficit 2019 sotto l’attuale obiettivo dell’1,3% del Pil.
Dujovne ha annunciato che oggi si recherà a Washington per incontrare lo staff tecnico del Fondo monetario internazionale (Fmi) per discutere i cambiamenti all’accordo di finanziamento da 50 miliardi di dollari raggiunto nei mesi scorsi.
L’Argentina, che rivedrà al ribasso le stime sul Pil per il 2019, non è il solo paese emergente a preoccupare i mercati finanziari. Anche la Turchia resta un’osservata speciale, dopo che i dati sull’inflazione di agosto pubblicati oggi hanno confermato la situazione di emergenza in cui versa il paese.
Secondo i dati diffusi dall’Ufficio nazionale di statistica Tuik, lo scorso mese, l’inflazione in Turchia è accelerata del 2,3% mensile, fino a raggiungere il 17,9% su anno. Nel frattempo, la lira ha perso da inizio anno il 40% del suo valore.