La tempesta che sta colpendo i big hi-tech in Borsa è solo all’inizio. Per il noto investitore britannico Jim Mellon, il titolo Facebook, reduce da perdite miliardarie (nelle scorse sedute le azioni hanno perso valore fino a bruciare 80 miliardi di dollari ndr) a causa dello scoppio dello scandalo di Cambridge Analytica, potrebbe arrivare a dimezzare il suo valore nei prossimi due anni.
L’ondata di vendite, a cui abbiamo assistito nelle scorse sedute – secondo Mellon – è destinata a continuare, complice una legislazione più severa messa in atto da ora in poi nei vari Paesi. Il risultato è che 18 anni dopo lo scoppio della bolla dot com, un’altra grave crisi potrebbe coinvolgere il settore.
“L’affaire Cambridge Analytica è solo la punta dell’iceberg”, ha detto Mellon, noto da sempre per la sua posizione ribassista per l’hi-tech.
Anche per Google le cose non adranno meglio. L’investitore mette i conto che il motore di ricerca sarà colpito da multe “enormi”, come quella di 2,4 miliardi di euro che l’anno scorso è stata inflitta dall’UE.
Non se la passa meglio nemmeno Amazon dopo la notizia che il presidente Donald Trump avrebbe nel mirino la società a cui vorrebbe far pagare più tasse. Per Trump, il colosso dell’e-commerce “sta uccidendo” il business dei grandi centri commerciali e dei negozi tradizionali, colpendo anche molti suoi amici.
Con Techmageddon a rischio risparmi di milioni di investitori
Nonostante la Casa Bianca si sia affrettata a specificare che non sono in programma misure imminenti ne confronti del gruppo, il titolo del gruppo di Jeff Bezos ieri è finito nel mirino delle vendite, perdendo quasi il 5%.
D’altro canto se l’amministrazione Trump non intraprende azioni concrete, l’inquilino della Casa Bianca potrebbe incoraggiare il Congresso a emanare leggi in questa direzione. Alcuni legislatori hanno già proposto un apparato normativo con cui si potrebbe risolvere il problema, ma finora le proposte non hanno riscontrato grande successo nel Congresso.
Sui mercati gli investitori temono che i gruppi del settore tech siano cresciuti troppo e troppo in fretta negli ultimi anni, assumendo un ruolo esageratamente importante non solo nelle nostre vite ma anche nei mercati azionari globali. I guadagni di mercato dei titoli e gli investimenti massicci nei fondi a gestione passiva legati all’indice allargato S&P 500 rischiano di aver creato una situazione insostenibile. In caso di “Techmageddon“, i soldi di milioni di trader e risparmiatori sono a rischio.
Martedì il settore FANG + Index, che misura l’andamento dei dieci principali colossi tech al mondo, tra cui Facebook, Apple e Alibaba, ha perso il 5,6%, il peggior computo giornaliero da settembre 2014. Il giorno successivo, ieri, ha ceduto un altro 2,2% con Amazon che ha avviato le contrattazioni di Wall Street in ribasso del 6%. Facebook dal canto suo ha perso più di 80 miliardi di capitalizzazione da quando è scoppiato lo scandalo del datagate.