Emergono nuovi particolari dopo l’arresto di ieri del presidente del gruppo Nissan-Renault-Mitsubishi, Carlos Ghosn, accusato di violazione della legge finanziaria mentre il titolo è stato oggetto di pesanti vendite a Tokyo, perdendo fino al 6% a inizio di seduta per poi chiudere con un ribasso del 5,5%.
“Una condotta che deriva da una situazione in cui troppo potere è stato concentrato nelle mani di una sola persona per lungo tempo, e che richiederà un processo penale” ha detto l’attuale amministratore delegato della Nissan, Hiroto Saikawa, riferendosi all’arresto del top manager Carlos Ghosn,.
Tutto è iniziato con la soffiata interna di un dipendente, che ha portato ad un’inchiesta segreta a carico di Ghosn e di un altro dirigente straniero. Entrambi sono accusati di frode fiscale, di una deliberata sottostima dei propri compensi presso la Borsa di Tokyo e anche di utilizzo a fini personali di beni della società.
Diversi analisti intanto allungano un’ombra sulla tenuta dell’alleanza tra Nissan-Renault-Mitsubishi dopo il terremoto di queste ore.
Nissan ha già convocato un Cda giovedì per cacciare Ghosn e lo stesso si stanno apprestando a fare i vertici di Mitsubishi.
Dalla Francia, intanto, il ministro dell’economia d’Oltralpe, Bruno Le Maire, ha spiegato che “nessuna frode fiscale è stata identificata” nel paese. Il Governo francese, che detiene il 15% del gruppo, ha chiesto una governance provvisoria per Renault.
Ricordiamo che Ghosn è stato nominato presidente della Nissan nel 2000, ed è tra i maggiori responsabili del progetto di fusione con la francese Renault, che ha consentito alla casa auto nipponica il ritorno alla redditività dopo una lunga crisi, tramite un drastico processo di ristrutturazione.
Nel 2016, dopo la scandalo delle emissioni della Mitsubishi Motors e il conseguente crollo delle vendite, Nissan ha rilevato la casa concorrente e Ghosn è diventato il presidente della nuova alleanza, che nella prima parte del 2018 ha superato la Volkswagen per volumi di vendita.