Nonostante Tesla abbia raggiunto l’obiettivo inseguito per mesi, ovvero produrre 5.000 Model 3 a settimana, il mercato continua a punire il titolo del gruppo di auto elettriche, che oggi è sceso sotto quota 300 dollari (-3% a inizio seduta).
Il motivo? È finita la luna di miele tra l’amministratore delegato e fondatore visionario del gruppo e gli analisti, che non si fidano più delle promesse del gruppo di Elon Musk, soprattutto sui risultati di breve periodo e sui singoli obiettivi. In altre parole, vogliono conferme.
La Model 3, cioè la vettura più economica del gruppo, è la prima che punta a un pubblico di massa. Il gruppo avrebbe dovuto sfornare 5.000 vetture a settimana già a dicembre. Appuntamento rimandato per due volte, fino a ora. Elon Musk, che sapeva di giocarsi molto, ha accelerato: ha rivisto gli impianti, aumentato le loro ore di attività e ha trasferito parte della capacità produttiva di Model S e Model X verso la Model 3.
Proprio questa serie di interventi d’urgenza fanno tentennare diversi analisti, in attesa di ricevere conferme sulla sostenibilità di questi ritmi anche nel medio lungo termine. Sui mercati il titolo Tesla ha violato al ribasso dei livelli tecnici importanti, nella forma di alcune medie mobili chiave (vedi grafico).
Il secondo dubbio riguarda le vetture in circolazione. Nel secondo trimestre, ha affermato Tesla nella sua comunicazione alla Sec, sono state consegnate 40.740 (18.440 sono Model 3).
Una cifra che resta al di sotto delle aspettative del mercato. Ma prima di dire se si tratta di un successo consolidato, spiegano gli analisti, manca un altro tassello. Fino a ora Tesla si è concentrata sulle versioni più rifinite e costose. In sostanza, quindi, di Model 3 da 35.000 dollari se ne sono viste poche. Tutti questi elementi avrebbero quindi condizionato l’andamento del titolo, anche perché sono tutte incognite sui tempi con cui Tesla raggiungerà la profittabilità.